Il programma dell’iniziativa continua venerdì 4 ottobre e ci si interroga sulle prospettive digitali e tecnologiche per la città dello Stretto
MESSINA – Cambiamento tecnologico e digitale. Intelligenza artificiale. Start-up innovative e come fare impresa nel sud. Anche oggi venerdì 4 ottobre, per il secondo giorno della seconda edizione al Palacultura, il programma di Sud Innovation Summit è fittissimo dalle 10.15 in poi. E, in una Messina afflitta dai problemi, dalla cronica disoccupazione alla crisi dell’acqua e al disastro delle infrastrutture e autostrade nel territorio metropolitano, prevale lo scetticismo. Si pensa a Sud Innovation Summit, fondato dall’imprenditore Roberto Ruggeri e sposato dall’amministrazione comunale, come qualcosa di fumoso e distante al pari del progetto ancora non conosciuto dell‘I-hub.
Tuttavia, concentrare al Palacultura dirigenti di grandi aziende e figure di spicco, come Matteo Mille, chief marketing di Microsoft Italia, solo per fare un esempio, ha un senso se rappresenta un passo decisivo per investire davvero sulla Messina del futuro. Favorire investimenti nel territorio; creare una cultura dell’innovazione tra gli imprenditori messinesi e fare nascere una nuova classe imprenditoriale; attirare intelligenze e talenti a Messina, puntando su una sinergia più solida tra Università, Comune e imprese; fare di turismo e cultura elementi dinamici e produttivi in combinazione con economia e imprenditoria. Tutto questo non è impossibile e si può ottenere se si considera il contenitore Sud Innovation Summit solo come primo passo in vista di una semina necessaria.
Cosa serve a Messina e al sud per fare attecchire la rivoluzione digitale e tecnologica
Tuttavia, questo richiede una rivoluzione burocratica, si pensi alla macchina comunale, e dei servizi. E serve una visione progettuale chiara su Messina e la sua città metropolitana, con il necessario concorso di quella che è spesso una “palla al piede”: la Regione siciliana. Fino a quando investire qui sarà una via crucis, tra tempi elefantiaci e infrastrutture e servizi fatiscenti, ogni idea di futuro si arenerà.
L’intuizione del Sud Innovation Summit merita, per Messina e per il Meridione, una classe dirigente, una burocrazia e una normativa all’altezza della sfida. Quella di resuscitare un morto. Solo così portare qui il meglio delle “teste” tecnologiche italiane e mondiali non sarà “fuffa”, come pensano tanti cittadini, ma spinta reale al cambiamento. Noi ci speriamo ma serve uno scatto in avanti di chi governa, in combinazione con imprenditoria e Università.
Anche la ricerca di nuovi talenti ha un senso, in relazione al panorama messinese, se questa collaborazione tra istituzioni e mondo economico spicca il volo e non rimane sulla carta. In generale, senza agevolazioni fiscali, velocità nelle pratiche burocratiche e servizi di qualità, nessuno investirà sul sud e su Messina. E l’innovazione rimarrà solo nei titoli da convention. Un’altra città dello Stretto è possibile ma il cambiamento passa da processi lunghi da portare a compimento fino in fondo.
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