Che la manifattura nel nostro territorio registrasse una complessiva contrazione era facilmente deducibile anche dall’ultimo report dell’osservatorio reso noto dalla Camera di Commercio: l’export è in calo. I due grandi fronti aperti sono la Berco e la Vm che preoccupano sia per il peso specifico aziendale, sia per il rischio di tenuta dei livelli occupazionali. Di questo e altro abbiamo parlato con Davide Antonioli, ordinario di economia politica di Unife.
Professore, partiamo dall’impresa copparese. Che prospettive ci sono in Berco?
“Conosco l’azienda di Copparo da molti anni, in particolare come cittadino, e conosco anche diverse persone che ci lavorano o che ci lavoravano. La situazione di Berco riflette in qualche misura la riduzione generale che il comparto della manifattura e in particolare della metalmeccanica sta registrando a livello globale”.
Sul nostro territorio, però, la crisi morde in maniera particolare.
“Sì, per una serie di ragioni. La prima è di ordine morfologico. La nostra non è una provincia a vocazione manifatturiera, è per lo più una realtà di tipo agricolo. D’altra parte, i deficit strutturali che il territorio ha sempre scontato non aiutano a rasserenare il quadro”.
A cosa si riferisce nello specifico?
“La nostra collocazione geografica al di fuori della via Emilia ci ha sempre più marginalizzato anche rispetto agli asset di sviluppo strategici sviluppati dalla Regione. A questo probabilmente si lega una scarsa capacità di programmazione in termini di politiche di sviluppo industriale”.
Non era prevedibile la contrazione del mercato a cui imprese come Berco stanno assistendo?
“I meccanismi dell’economia, dal 2008 in poi, sono sempre più caratterizzati da shock endogeni ed esogeni. Per cui, è complesso fare previsioni di questo tipo nel medio e lungo termine. Se la contrazione di Berco dovesse diventare strutturale e non ci dovessero essere inversioni di tendenza, sarebbe un problema per l’intero territorio, che già presenta fragilità maggiori rispetto ad altre zone della provincia. Senza considerare l’effetto indiretto. Ossia l’impatto sull’indotto che sarebbe ugualmente pesante”.
Andiamo su Vm e Petrolchimico. Com’è la situazione?
“Sono due realtà molto differenti. Vm sconta l’onda lunga dei grossi problemi che al momento attraversano l’automotive. D’altra parte, sono in crisi anche i grandi colossi tedeschi come Volkswagen. Il Petrolchimico sembra la realtà più solida, benché molto composita. Va dunque preservata, con un riguardo alla questione ambientale”.
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