Il Tribunale di Avellino ha condannato Clemente Caliendo, presunto affiliato al clan Pagnozzi, a tre anni di reclusione per usura. La sentenza, emessa al termine della camera di consiglio, è stata pronunciata da un collegio giudicante presieduto dal giudice Sonia Matarazzo, con Michela Eligiato e Fabrizio Ciccone. Caliendo, difeso dall’avvocato Valeria Verrusio e attualmente ai domiciliari, ha evitato l’aggravante e la recidiva, vedendo così una condanna inferiore rispetto ai cinque anni richiesti dal pubblico ministero Francesco Raffaele. Il procedimento era iniziato con il rinvio a giudizio presso il tribunale di Avellino, dopo la scelta del rito ordinario da parte dell’imputato. In precedenza, nel medesimo contesto, il giudice per l’udienza preliminare aveva assolto Paolo Pagnozzi e condannato a sette anni Gerardo Marino, rinviando a giudizio un altro presunto membro del clan.
Sul fronte napoletano, Paolo Pagnozzi, considerato a capo del clan della Valle Caudina, era stato assolto durante un’udienza preliminare presieduta dal giudice Tommaso Perrella dalle accuse di usura e tentata estorsione nei confronti di un imprenditore beneventano. Pagnozzi, difeso dagli avvocati Giuseppe Milazzo, Giovanni Adamo e Immacolata Romano, era stato arrestato l’anno precedente su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ma scarcerato dal Tribunale del Riesame per mancanza di prove. Secondo l’accusa, il clan avrebbe prestato denaro all’imprenditore e, di fronte ai ritardi nei pagamenti, lo avrebbe minacciato di morte. Nonostante ciò, Pagnozzi è stato assolto al termine del rito abbreviato, ma il pubblico ministero ha già impugnato la sentenza. Anche l’avvocato di Caliendo ha annunciato ricorso in appello.
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