I commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, Fiori, Quaranta e Tabarelli, hanno concluso la prima parte del lavoro in relazione alle 15 manifestazioni di interesse arrivate per l’ex Ilva entro il 20 settembre, data indicata nel bando di fine luglio.
Le manifestazioni di interesse sono state esaminate e ordinate tra chi punta al gruppo intero (3 manifestazioni, tutte dall’estero) e chi (la restante parte, e cioè la maggioranza, 12) a singoli asset.
I tempi
Queste società nella prossima settimana dovrebbero ricevere la lettera formale con cui Acciaierie comunica che la loro manifestazione è accettata. Dovrebbero essere accettate tutte, salvo qualche domanda, pare una soltanto, che non ha chiesto un singolo asset, come pure il bando prevedeva, ma solo una parte di esso. Il che non è possibile. Con l’invio della lettera, si apre la seconda fase della procedura di vendita che prevede che i potenziali investitori accedano alla virtual data room, dove vedranno i dati economici e produttivi dell’azienda, compresi i contratti in essere, e ad eventuali visite agli impianti. Sbocco di questa fase sarà l’offerta vincolante che i potenziali investitori devono presentare a fine novembre e nella quale devono specificare prezzo di acquisto, piano industriale, occupazione, aspetti che nel dettaglio non sono stati indicati nelle manifestazioni di interesse.
Nella fase che condurrà alle offerte vincolanti, bisognerà vedere se e come si paleseranno i grandi gruppi sinora rimasti alla finestra, a partire dall’italiano Arvedi e dall’ucraino Metinvest. Quest’ultimo ha manifestato qualche disponibilità in proposito, dicendo che il dossier ex Ilva interessa anche se non è la priorità, e il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, si dichiara possibilista circa l’ingresso di Metinvest, come di altri player internazionali, in un secondo momento.
La visita del ministro
A proposito di Urso, la visita a Taranto per l’accensione dell’altoforno 1 potrebbe essere anticipata di poco e passare dal 16 ottobre al pomeriggio del 15. Si attende che il ministro dia conferma ai commissari. In ogni caso, o 15 ottobre o 16 ottobre, l’altoforno 1 sarà pronto per ripartire dopo una fermata durata parecchi mesi. E a questa rimessa in marcia, Acciaierie lega la previsione di poter chiudere un anno difficile come il 2024 con una produzione attorno ai 2 milioni di tonnellate, così come indicato nel piano aziendale di ripartenza.
Peraltro Urso arriva in un momento in cui tutta la siderurgia è in sofferenza. L’avanzata cinese sta mettendo alle corde i vari produttori. Nel 2023 i cinesi hanno prodotto un miliardo di tonnellate attestandosi ad una quota mondiale del 54 per cento. Mentre in Italia – evidenzia Federacciai – la produzione ha mantenuto un “profilo debole” dopo la frenata del 2022. I tecnici parlano di “crisi profonda del mercato dell’acciaio. Non sarà banale. La forza cinese, spinta fuori dai confini nazionali perché il consumo interno si è notevolmente abbassato, si sta rivelando dirompente. Nè i cinesi si scoraggiano per i dazi, essendo sovvenzionati dallo Stato”. Se poi si vedono i dati, tranne Piacenza che ha messo a segno un +2,5 per cento, tutte le principali piazze siderurgiche italiane hanno visto l’export arretrare nel primo semestre 2024 sull’analogo periodo del 2023 (diversi cali a due cifre percentuali, a partire da Brescia che è in testa all’export), e Taranto, col suo -67,2 per cento, è addirittura fuori dalla graduatoria dei venti.
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