Non possiamo pensare di abituarci a così basse crescite anestetizzati da un turismo che ama il nostro buon vivere. È l’industria fatta di ricerca e innovazione che ci ha permesso di diventare quello che siamo
Si ha un bel dire che si vogliono tagliare le tasse sul lavoro e sulle imprese. Al momento sta avvenendo il contrario. Almeno per le aziende che si sono viste togliere l’Ace (Aiuto alla crescita economica) che permetteva di agevolare chi si finanziava con capitale proprio. Vale a dire coloro che investivano i loro profitti nella propria azienda per farla crescere. Certo stanno partendo importanti agevolazioni, finanziate anche dal Pnrr, come Industria 5.0 che premia gli investimenti fino al 31 dicembre 2025 destinati all’innovazione combinata al risparmio energetico. Speriamo che il lungo iter burocratico da seguire per ottenerli non scoraggi le imprese (al momento sarebbero avviati progetti per soli 70 milioni).
La strategia continentale
Ma il momento non è semplice. A scelte nazionali di sostegno alle imprese (non solo a parole), si deve affiancare una chiara strategia continentale. La produzione industriale italiana registra un rallentamento continuo da 19 mesi. Nel trimestre maggio-luglio 2024, rispetto ai tre mesi precedenti il fatturato ha frenato in valore dell’1,9%. Se il confronto viene fatto rispetto allo stesso trimestre del 2023 siamo a meno 4,7%. Il maggior rallentamento è quello del settore automobilistico. Che resta la cartina di tornasole per le scelte strategiche per il Paese e per l’Europa. L’aver pensato di potersela cavare come singole aziende nella competizione mondiale è stato un errore. Come quello di non tenere conto che è il sistema America a tenere in piedi i colossi del tech, da Google a Microsoft, da Apple ed Amazon.
Motori elettrici e rinnovabili
Come pure che la competizione sull’auto elettrica non è tra i singoli marchi ma con le vetture prodotte dal sistema Cina. Fatto di motori elettrici, batterie, investimenti sulle rinnovabili. È per questo che i Paesi europei devono armonizzare le loro strategie industriali. Il rischio è essere ininfluenti o, peggio, soccombere. Non possiamo pensare di abituarci a così basse crescite anestetizzati da un turismo che ama il nostro buon vivere. È l’industria con le sue sfide, con il legame con l’innovazione e la ricerca che ci ha permesso di diventare quello che siamo.
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