09 Ottobre 2024, 00:25
Analisi e ricetta per sostenere il settore. Il presidente di Confcommercio Arezzo, Francesco Butali analizza il commercio che cambia per le strade e le piazze della città.
– Cosa sta accadendo al commercio aretino?
E’ la proiezione di quello che sta accadendo in tutte le città della toscana Stiamo assistendo ad una sofferenza del commercio tradizionale. Il numero dei negozi è in calo. Negli ultimi dieci anni abbiamo perso almeno 300 negozi. La pandemia ha dato un’accelerata a questo fenomeno.
– Quali sono i negozi che soffrono?
Spesso quelli dei centri storici. Generalmente sono quelli di dimensioni medio piccole a conduzione familiare. Sono i negozi che fanno fatica ad innovarsi e a stare dietro alle nuove tecnologie.
– Chi sta meglio?
Si salva il comparto legato al settore turistico dove addirittura c’è stato un leggero aumento delle strutture anche se soprattutto fuori dal centro storico.
– Chi sta peggio?
Le attività maggiormente in sofferenza sono i pubblici esercizi. Mancano all’appello una sessantina di esercizi di somministrazione. Imprenditori che negli ultimi anni si sono dovuti arrendere ed hanno chiuso. La pandemia ha influito negativamente sugli esercizi costretti a chiudere: in molti non ce l’hanno fatta a reggere il contraccolpo.
– Oltre alla pandemia quali motivi incidono sulla crisi del commercio?
È evidente che non è successo tutto insieme. La tendenza viene da lontano. Si sono susseguiti e sommati, negli ultimi dieci anni, alcuni fattori che hanno inciso negativamente. Pensiamo anche alla velocità del cambiamento cui stiamo assistendo. I cambiamenti sono rapidi e le piccole aziende fanno fatica ad adattarsi a questi ritmi.
– Oltre alla velocità del cambiamento cosa mette in difficoltà le aziende?
Il ricambio generazionale. I figli dei commercianti non vogliano perseguire la strada tracciata dai genitori e quindi manca la continuità familiare che in passato ha rappresentato la vita e la forza del commercio. In molti casi neppure l’attività viene ceduta e c’è chi è costretto a chiudere abbassando la saracinesca. Un’altra difficoltà che le aziende soffrono è l’accesso al credito sempre più difficile anche per colpa degli elevati tassi di interesse. Il costo del denaro ha aumentato i costi per gli imprenditori già elevati per la crescente inflazione.
– In sintesi il commercio sta invecchiando e dura fatica a rinnovarsi.
Direi in generale, per riassumere, che spesso le aziende soffrono anche per la difficoltà o l’incapacità a rinnovarsi e ad adattarsi al mutevole quadro sociale ed economico. Le cause possono essere ricercate anche sul fatto che a volte a influire negativamente sono anche le dimensioni delle aziende stesse: troppo piccole e spesso poco, o per nulla, digitalizzate.
– Un fattore, quello della digitalizzazione, che può contribuire a mettere fuori mercato un negozio tradizionale?
Oggi i punti vendita se non hanno accesso al mercato internet perdono una preziosa opportunità. Se il negozio non integra le vendite fisiche con quelle online e non si digitalizza, difficilmente potrà riuscire a rispondere alla domanda di un pubblico più giovani intercettando chi è orientato alle nuove tecnologie.
– In città qual è il quadro e la mappa del commercio che sta cambiando volto?
Nella nostra città stiamo assistendo al cambiamento della geografia dei nostri negozi. Le vetrine e le insegne storiche, i negozi di famiglie che per decenni hanno gestito attività che hanno legato il nome del commerciante al commercio aretino diventando famosi stanno lasciando spazio alle catene di brand nazionali e internazionali. È chiaro che le multinazionali sono aziende maggiormente strutturate in grado di operare nel mercato sfruttando tecnologie all’avanguardia riuscendo quindi a gestire il business in maniera maggiormente profittevole senza risentire della concorrenza tra canale fisico e canale online.
– Qual è la ricetta per sostenere il commerciante?
Un sostegno alle aziende può arrivare attraverso i supporti alla digitalizzazione. Confcommercio offre la formazione per l’adozione di tecnologie digitali utili a migliorare l’efficienza operativa indispensabile per raggiungere nuovi clienti. Inoltre siamo impegnati a sensibilizzare le istituzioni affinché attraverso la riduzione di tasse si possa aiutare sia chi ha un’attività, sia i giovani che intendono avviarla incentivando la voglia di fare impresa.
– Quanto il turismo può aiutare il commercio?
Moltissimo. Confcommercio è in prima fila per attrarre i turisti in città e aumentare il flusso dei clienti nei negozi soprattutto nelle aree del centro storico. Ottobre, novembre e dicembre sono mesi con molte iniziative capaci di attirare centinaia di migliaia di turisti e consumatori.
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