Il disco in vinile è tornato a essere il supporto musicale più venduto al mondo, dimostrandosi più apprezzato dei CD. Nonostante la sua attrazione, il vinile ha un grande impatto sull’ambiente a causa dei materiali con cui è realizzato. Per cercare di far fronte a questa problematica, Greenyl, un progetto nato a San Giuliano Milanese dalla collaborazione tra l’azienda Terenzi, specializzata nella lavorazione di materie plastiche e metalli, e l’etichetta discografica indipendente e internazionale Rude Records, si sono unite per produrre dischi 33 giri a impatto zero, adottando l’economia circolare. Un’idea nata nell’estate del 2022 dalla voglia di lasciare un segno nella storia della musica di queste due realtà e che si sta dimostrando vincente.
Quanto inquinano i dischi in vinile?
Secondo l’annuale conferenza sulla produzione di dischi, Making Vinyl, nel 2022 sono stati prodotti circa 180 milioni di dischi. Il problema è che i vinili sono realizzati in PVC, un gas utilizzato per produrre il cloruro di polivinile, un componente chimico tossico per l’ambiente, in quanto difficile da riciclare o smaltirlo. L’esperta di ambiente e sostenibilità, docente presso l’Università di Keele, Sharon George, ha spiegato alla BCC che l’unica soluzione è depositarlo in una discarica o sottoporlo ad un processo di incenerimento. Ma non è tutto: il cloruro, di cui i vinili sono formati, è una sostanza tossica anche per l’uomo. La sua esposizione prolungata può provocare danni alla salute, anche gravi, come linfomi, leucemie e tumori a cervello, fegato o polmoni.
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Una recente ricerca condotta dall’università inglese Keele University ha affermato che ogni vinile tradizionale contiene in media 135 grammi di PVC, generando un’impronta di CO2 di 0,5 kg. Questo vuol dire che per compensare le emissioni sarebbe necessario piantare oltre 30 nuovi alberi per ogni 1.000 dischi in vinile standard prodotti. Il processo produttivo tradizionale, dunque, rende i dischi in vinile tra gli oggetti più inquinanti in circolazione.
Economia circolare, l’ambizioso obiettivo di Greenyl
Greenyl si pone l’ambizioso obiettivo di offrire un’alternativa sostenibile all’inquinamento discografico, in termini di materiali utilizzati e di energia consumata, contribuendo così alla realizzazione dell’obiettivo 13 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ossia la lotta contro il cambiamento climatico, i cui dati sono altalenanti. A livello europeo, infatti, si misura una riduzione delle emissioni di gas serra tra il 2010 e il 2014, in corrispondenza della crisi economica, seguita da un andamento sostanzialmente stabile tra il 2015 e il 2019. Nel 2020, invece, si è registrato una consistente diminuzione delle emissioni dei gas serra, come effetto diretto dei mesi di lockdown, durante il Covid-2019. In Italia le emissioni nel 2020 sono state pari a 5,7 tonnellate pro-capite, contro le 7,1 della media europea.
Per quanto riguarda i materiali, Greenyl utilizza un composto da plastica riciclata certificato al 99% e riciclabile al 100%, sfruttando la tipologia PET (quella meglio sottoponibile ai processi di riciclaggio), eliminando quindi l’uso del PVC. Inoltre, l’energia utilizzata per alimentare questo processo è completamente rinnovabile e sostenibile, ed è auto-prodotta per il 75% del fabbisogno, attraverso 1.500 m² di pannelli solari installati nella sede produttiva.
Il vinile, in un mercato discografico globale che vale 26,2 miliardi di dollari (dati IFPI), è una nicchia da 1,98 miliardi. Considerando il tasso di crescita annuale del 9,57% dal 2023 al 2030, però, le proiezioni al 2030 indicano un settore in crescita, facendo riferimento a un business da 4,12 miliardi, con la startup italiana che si propone come una possibile risposta al crescente interesse per vinili sostenibili.
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La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
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