Martedì 15 ottobre scatta in tutto Veneto la riaccensione dei termosifoni e delle caldaie, che nella sola provincia di Padova, secondo una stima di Cna Padova e Rovigo, sono circa 450 mila. Di questi almeno il 10%, pari a circa 46mila caldaie, sono di vecchia generazione, quelle per cui la manutenzione è particolarmente importante perché il tecnico ne verifichi, di fatto, anche il grado di sicurezza. Un tema particolarmente scottante quello della sicurezza delle caldaie, almeno a giudicare da uno studio condotto tra il 2020 e il 2022 dalla Provincia di Padova, attraverso la società in house Padova Attiva, che dal 2002 organizza, cura e gestisce per conto della Provincia i controlli sull’efficienza degli impianti termici. Nel periodo di riferimento, la società ha effettuato 493 ispezioni in loco e rilevato 181 avvisi di impianti non idonei (oltre il 36,7% del totale). In alcuni casi si è trattato di errori burocratici o di ritardi nell’adempimento dovuti anche alla pandemia, mentre solo 52 ispezioni (pari comunque a oltre l’11% delle ispezioni) hanno dato un esito realmente negativo evidenziando elementi più o meno gravi di reale pericolo per chi quell’impianto lo usa quotidianamente.
Incentivi al ribasso
L’autunno 2024 è arrivato prematuramente, seppure con alti e bassi, e a detta degli esperti non promette nulla di buono dal punto di vista delle temperature. Per molti, quindi, l’unica soluzione, e la più sostenibile, è quella di scegliere di investire nell’efficienza del proprio impianto, con un intervento di riqualificazione energetica. Ma anche da questo punto di vista le notizie non sono positive: il bonus ristrutturazione, che fino alla fine di questo dicembre continuerà ad avere un’aliquota al 50% e un tetto di spesa a 96mila euro, verrà modificato per effetto del Decreto Superbonus: dal 1 gennaio 2025 al 31 dicembre 2027 questo si ridurrà al 36% per passare dal 2028 al 2033 addirittura al 30%. Il tutto con un tetto di spesa massima dimezzato rispetto ai 96 mila euro attuali e pari a 48 mila euro. Per quanto riguarda gli impianti invece nulla si sa per certo tranne che il Governo ha intenzione di rivedere tutto il sistema delle incentivazioni già a partire da una Legge di Bilancio improntata al rigore dei conti.
La giornata dell’impiantista
Di questi e altri temi si è recentemente discusso in occasione della giornata dell’impiantista, un appuntamento che Cna rinnova ormai da diversi anni per fare il punto sulle novità del settore e su temi energetici, ambientali e di sicurezza. Al centro dell’incontro un esame delle principali disposizioni legislative e normative presenti e le novità tecnologiche, con un confronto tra i principali attori coinvolti finalizzato a migliorarne la comprensione e di conseguenza l’applicabilità. Tra gli argomenti trattati: l’integrazione di sistemi fotovoltaici e pompe di calore per ottimizzare l’autoconsumo e l’efficienza energetica, l’evoluzione dei fluidi refrigeranti e in particolare dei gas naturali, aspetti normativi e tecnologici relativi agli impianti a biomassa, e poi il ruolo dell’impiantista nella verifica e controllo degli impianti elettrici, il futuro della caldaia e la scelta dei sistemi ibridi nell’ottica della nuova direttiva europea sul risparmio energetico.
Il commento
«In un contesto in cui l’Italia si è impegnata in sede europea in una revisione del proprio patrimonio edilizio attraverso l’approvazione della direttiva Casa Green dell’Ue – spiega Luca Montagnin, presidente di Cna Padova e Rovigo – una riduzione così significativa del sistema degli incentivi per le riqualificazioni edilizie è per lo meno incoerente con gli obiettivi che il Paese si è dato. Non solo: ancora una volta il sistema delle nostre imprese, realtà che sono uno dei pilastri della produzione e della redistribuzione della ricchezza sul territorio, si trovano a soffrire di una profonda incertezza a proposito del proprio futuro. Ancora una volta, infatti, a distanza da pochi mesi dalla fine di un sistema di incentivi che è stato storicamente un supporto strategico per l’edilizia nulla di certo è dato conoscere delle scelte del Paese. Un danno per l’edilizia del territorio, che è un volano formidabile per l’economia, ma anche e soprattutto per i cittadini e per la qualità di un patrimonio immobiliare che, ancora in larga parte, ha bisogno di interventi».
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