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Transizione 5.0, Orsini incontra Urso: ecco le richieste degli industriali #finsubito prestito immediato


Il piano Transizione 5.0 stenta a decollare. Le motivazioni sono varie e spaziano dalle tempistiche ristrette alle difficoltà nell’interpretare le disposizioni contenute nel decreto attuativo e nella circolare. L’arrivo delle FAQ elaborate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal GSE ha chiarito diversi aspetti, ma da un lato alcuni punti restano ancora poco chiari, dall’altro ci sono aspetti chiariti ma che ancora non convincono le imprese.

Mercoledì 23 ottobre il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, e il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si siederanno al tavolo proprio con l’obiettivo di discutere le criticità riscontrate dagli industriali nell’attuazione del piano Transizione 5.0.

Orsini ha già fatto intendere che è necessaria una semplificazione del piano, con l’istituzione di un tavolo di confronto, e un allargamento delle “maglie” della misura. Anche il presidente degli industriali lombardi Alessandro Spada ha chiesto a gran voce un intervento urgente, vista anche la ristrettezza del periodo temporale per mettere a terra ben 6,3 miliardi di euro.

Le richieste di Confindustria

I tecnici di Confindustria nel frattempo hanno elaborato un documento in cui ha messo nero su bianco i nodi da sciogliere e alcune proposte di semplificazione. Ecco alcuni punti su cui si concentrerà l’incontro.

Termini temporali

Confindustria ha già chiesto che siano ammessi all’incentivo anche i progetti di investimento avviati nel 2023 con un ordine (e acconto del 20%) riferito a un bene allegato A o B. E sul punto il Governo ha già fatto intendere che la risposta sarà negativa per tutelare l’effetto incentivante del piano. Ma tra le richieste c’è anche l’ampliamento del termine di conclusione degli investimenti oltre la data attualmente fissata al 31.12.2025. La proroga – spiega Confindustria – rappresenterebbe una necessità pratica, anche per tener conto delle possibili strozzature nel reperimento dei beni oggetto di investimento, e una buona leva per garantire il successo del Piano.

Il DNSH

Un rilevante gruppo di richieste riguarda l’applicazione del principio DNSH.

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Le richieste fanno riferimento alla parte relativa ai rifiuti pericolosi, a quella relativa al sistema ETS e a quella sulle attività direttamente connesse all’uso dei combustibili fossili compreso l’uso a valle. L’idea di fondo è quella di aumentare il novero delle eccezioni all’esclusione, nel rispetto del principio guida del regolamento DNSH, andando così a consentire a un maggior numero di imprese di fruire degli incentivi.

Cumulabilità

Confindustria solleva poi la questione del cumulo del Piano Transizione 5.0 con altri incentivi, nello specifico con quelli finanziati solo parzialmente con fondi europei che sembrerebbero esclusi dalla normativa. Si ytratta di un caso piuttosto frequente, per esempio, qualora l’azienda volesse utilizzare Transizione 5.0 insieme con alcuni bandi regionale parzialmente finanziati con risorse europee. Confindustria propone che il cumulo sia possibile per la quota del costo del macchinario coperta da fondi nazionali.

Inoltre gli industriali chiedono che, in caso di cumulo, la base di calcolo per il credito d’imposta Transizione 5.0 possa essere al lordo degli altri contributi, come avviene per il credito d’imposta 4.0. In pratica, l’azienda potrebbe calcolare il credito d’imposta sull’intero valore del macchinario, senza considerare lo sconto ottenuto grazie al bando regionale.

Mantenimento dei requisiti

Altro tema caldo è quello del mantenimento della riduzione dei consumi nei 5 anni successivi al completamento del progetto. Confindustria rileva che in alcuni casi la diminuzione del risparmio energetico può essere dovuta a fattori esterni all’impresa, come ad esempio variazioni della produzione o condizioni esterne, e non a una mancata implementazione del progetto. La normativa attuale prevede, in questo caso, la decadenza parziale del credito d’imposta e una rimodulazione dell’incentivo. Gli industriali chiedono invece di introdurre una percentuale di tolleranza del 2% per considerare comunque congrua la pratica presentata, anche in caso di lievi scostamenti tra il risparmio energetico dichiarato e quello effettivamente conseguito.

Imprese con più strutture produttive

C’è poi la questione degli interventi in diverse strutture produttive. Confindustria chiede che, se un’azienda vuole dismettere una linea produttiva in un stabilimento e rinnovarla in un altro stabilimento con un investimento “5.0”, per la verifica della riduzione dei consumi energetici si possa tenere conto dei dati dell’impianto dismesso utilizzato fino all’investimento 5.0 effettuato su altra struttura produttiva, oppure, in alternativa, adottare lo scenario controfattuale.

Fotovoltaico e sistemi di accumulo

Sul Fotovoltaico la proposta è di includere anche i sistemi che garantiscono un’efficienza a livello di modulo pari almeno al 20 per cento, scendendo quindi sotto l’attuali limite posto al 21,5%.

Sui sistemi di accumulo invece appare la richiesta di prevedere una premialità per i sistemi di accumulo agli ioni di litio prodotti negli Stati membri dell’Unione europea

Sistemi di co-generazione

Un’altra richiesta riguarda l’ampliamento della voce dell’allegato A relativa ai “componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici e idrici e per la riduzione delle emissioni”. Gli industriali chiedono che vi possano essere incluse tecnologie 4.0 che permettono di produrre energia per i processi in modo efficiente come ad esempio sistemi di cogenerazione, trigenerazione, sistemi di recupero calore, torri di raffreddamento e sistemi di misura.

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Scenario controfattuale

Confindustria chiede poi maggiore chiarezza e flessibilità nella definizione dello scenario controfattuale, in modo da rendere l’agevolazione Transizione 5.0 accessibile a un maggior numero di imprese. In particolare chiede di chiarire se la definizione di “impresa di nuova costituzione”, che può adottare lo scenario controfattuale, possa includere anche le imprese che variano sostanzialmente i propri processi produttivi, a parità di prodotti e servizi resi. Ad esempio, un’azienda che automatizza una linea di produzione precedentemente gestita in modo manuale.

C’è poi la questione dell’individuazione dei tre beni alternativi per definire lo scenario controfattuale, soprattutto per le imprese che hanno investito in macchinari recenti o per le imprese di nuova costituzione. Questo perché le tecnologie degli ultimi 5 anni tendono già a rispettare criteri di efficienza energetica. Confindustria propone, almeno per le imprese di nuova costituzione, di definire lo scenario controfattuale considerando la struttura produttiva o il processo di imprese dello stesso settore e di analoga dimensione, dotate di beni che costituiscono le alternative mediamente utilizzate nel settore.

Infine la questione dei macchinari o impianti altamente customizzati per i quali risulta impossibile un confronto con altri beni sul mercato. Qui Confindustria chiede di definire lo scenario controfattuale utilizzando la potenza di targa o, in assenza di questa, con simulazioni definite nella fase ex ante.

Passaggio da Transizione 5.0 a Transizione 4.0 e viceversa

Confindustria chiede di semplificare il passaggio da 5.0 a 4.0, evitando la duplicazione di adempimenti e sfruttando la documentazione già presentata per Transizione 5.0. La normativa lo prevede, ma gli industriali chiedono che sia più chiaro che non sia necessario inviare una comunicazione preventiva per il credito d’imposta 4.0, ma solo la comunicazione di completamento per la fruizione dell’agevolazione e che le imprese non siano tenute a integrare le fatture con il riferimento alla Legge 178/2020, essendo sufficiente il riferimento a “Transizione 5.0”.

Gli industriali chiedono poi analoghi chiarimenti anche sulle modalità di passaggio da 4.0 a 5.0.

FAQ dedicate ai settori dell’Edilizia, dei Trasporti e delle lavorazioni agricole

Confindustria chiede poi al Ministero di fornire indicazioni più precise per alcuni settori – Edilizia, Trasporti e lavorazioni agricole.

Per l’edilizia si chiede di definire cosa si intende per “struttura produttiva” e “processo produttivo” in questo settore, per capire come calcolare il risparmio energetico e se il requisito del mantenimento del risparmio per cinque anni sia legato al progetto in sé o al cantiere in cui viene realizzato.

Anche per le lavorazioni agricole si chiede di chiarire il concetto di “struttura produttiva” e “processo produttivo”. Gli industriali propongono delle definizioni specifiche che tolgano i residui dubbi interpretativi.

Quanto ai trasporti Confindustria chiede se il miglioramento della gestione delle rotte e della sostenibilità ambientale dei veicoli, ad esempio tramite software, possa essere considerato un parametro per il calcolo della riduzione dei consumi energetici.




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