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porto hub dei trafficanti anche durante il Covid – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Si ricorreva anche alle «spedizioni» su gomma per trasferire quantitativi di hashish in regioni confinanti.

Tra dicembre 2020 fino a luglio 2021, in periodo ancora pandemico, a Donato Garripoli arrivarono una serie di colli (l’attività investigativa dei carabinieri della compagnia di Salerno ne ha intercettati quasi una decina) che contenevano svariati quantitativi di hashish.

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A spedire i pacchi, a colui che gestiva la piazza di spaccio e la vendita al dettaglio di hashish in Basilicata, era il salernitano Carmine Memoli a capo del sodalizio dedito al traffico internazionale di stupefacenti sgominato all’alba di giovedì: Memoli, con i suoi più fidati collaboratori legati a lui anche da vincoli di parentela, oltre ad occuparsi degli approvvigionamenti sia in Italia che all’estero (Spagna per l’hashish e sud America per la cocaina) e – nel periodo di lockdown connesso all’emergenza Covid – a mezzo internet e dell’attività di esfiltrazione della cocaina dal porto di Salerno, gestiva personalmente l’attività di vendita al dettaglio, la suddivisione e il confezionamento delle singole dosi e la preparazione del crack, ma organizzava e gestiva personalmente anche l’attività di fornitura ai sodali referenti e gestori delle piazze di spaccio fuori regione.

Come, appunto, Garripoli per la Basilicata ed Alessio Stornante per la Puglia. E il «sistema» delle spedizioni era molto utilizzato dal sodalizio criminale tanto che ad ottobre 2021 dalla Spagna fu spedito dell’hashish sempre a mezzo corriere.

La ricostruzione

Secondo la ricostruzione investigativa, trasfusa nell’ordinanza cautelare che ha raggiunto 14 persone, Pierpaolo Cianciulli fu incaricato da Carmine Memoli di recarsi in Spagna insieme ad Alessio Stornante per procedere all’acquisto di droga e alla successiva spedizione con due pacchi separati: uno dei quali recapitato presso l’abitazione dello stesso Cianciulli contenente oltre un chilo di hashish.

Per i grossi quantitativi di cocaina, invece, era il porto di Salerno lo scalo in cui il gruppo Memoli «spadroneggiava» occupandosi dell’esfiltrazione della droga, proveniente dal Sud America, dall’area portuale: ciò con l’aiuto, secondo le accuse, di Antonio Apicella (finito anche lui in carcere) che aveva la possibilità di accedere liberamente nelle aree portuali (in quanto autotrasportatore dipendente della Salerno Container Terminal).

Le quantità

E, così, dal porto di Salerno tra fine marzo ed inizio aprile 2022, il sodalizio criminale avrebbe dovuto recuperare 257 chili di cocaina nascosti tra il vano motore di refrigerazione di un container; nell’intercapedine della parete frontale sempre di un container e nel vano motore di refrigerazione di altri due container: ad occuparsi della vicenda furono Carmine Ferrara, che era l’intermediario ed organizzatore dell’importazione, con Tiziano Memoli, Carmine Memoli (padre e figlio) e Antonio Apicella incaricati del recupero. Operazione che, però, non fu portata a compimento a causa delle misure di vigilanza predisposte dalle forze dell’ordine (che avevano intercettato il carico) e per il successivo sequestro.

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E nei giorni successivi c’erano altri 400 chili destinati al sodalizio salernitano, ma che furono intercettati al porto di Civitavecchia e sequestrati su una nave container proveniente dal Sudamerica con destinazione, il giorno successivo al sequestro, al porto di Salerno. Per questa attività di esfiltrazione che veniva effettuata anche per conto terzi, il sodalizio criminale chiedeva in cambio una quota parte dei carichi. Stupefacente che poi veniva rivenduto a Salerno (la principale «piazza» di spaccio al dettaglio era Fratte, ma il gruppo si era esteso anche in altre aree cittadine) e provincia (a sud di Salerno e Valle dell’Irno). Le indagini dei carabinieri della compagnia salernitana (agli ordini del maggiore Antonio Corvino), coordinate dalla locale procura (con a capo il procuratore Giuseppe Borrelli), hanno anche documentato tutta una serie di episodi di spaccio come, ad esempio, nel centro storico dove il bar gestito da Carmine Bisogno (ai domiciliari) era diventato la base per la vendita al dettaglio di cocaina.





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