Spetta ai soci di una Srl (società a responsabilità limitata) cancellata dal Registro delle imprese provvedere e saldare eventuali sanzioni tributarie irrogate alla società, almeno nei limiti di quanto è stato percepito a seguito della liquidazione della stessa.
Spesso e volentieri può capitare che una Srl venga chiusa perché non è in grado di far fronte ai vari oneri tributari, tra i quali ci possono essere l’Iva, l’Ires o i contributi. Nel caso in cui gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate o le eventuali cartelle esattoriali dovessero arrivare a società estinta, a chi spetta saldare i suddetti debiti? La cancellazione di una società dal Registro delle Imprese ne determina la totale e completa estinzione, ma non fa scomparire, in maniera automatica, eventuali debiti o obbligazioni verso terzi.
A fornire delle indicazioni precise e dettagliate su come si debbano muovere i diretti interessati in questa situazione ci ha pensato la Corte di Cassazione, che ha capovolto i precedenti orientamenti. Ma vediamo cosa può succedere, adesso come adesso, e cosa cambia per gli ex soci della società estinta.
Società estinta, le responsabilità degli ex soci
Attraverso l’ordinanza n. 23341 del 29 agosto 2024, la Corte di Cassazione ha stabilito che, nel momento in cui una Srl sia stata cancellata dal Registro delle Imprese, i soci sono responsabili delle sanzioni tributarie che sono state irrogate alla società. Ma nei limiti di quanto hanno ricevuto con l’ultimo bilancio di liquidazione.
Cosa significa tutto questo? Nel caso in cui la società non ha provveduto a versare le sanzioni tributarie, i creditori hanno la possibilità di rivalersi sui soci. Ma solo e soltanto per gli importi che questi hanno incassato con la liquidazione del patrimonio sociale. Nel caso in cui la società dovesse chiudere in perdita o se l’ultimo bilancio dovesse risultare negativo – questo implica che nessun socio ha ricevuto degli utili – l’Agenzia delle Entrate non ha la possibilità di rivalersi sulla vecchia compagine sociale.
Siamo davanti ad un vero e proprio cambio di passo rispetto al passato e alle interpretazioni giurisprudenziali degli ultimi anni, quando la cancellazione di una Srl veniva assimilata alla morte di una persona fisica: per questo motivo i soci venivano esclusi da eventuali responsabilità sulle sanzioni tributarie.
Gli ex soci rispondono dei debiti sociali
A questo punto la domanda da porsi è perché i soci di una società estinta sono tenuti a rispondere dei suoi debiti fiscali. La Corte di Cassazione ha basato la propria decisione prendendo spunto dall’articolo 2470 del Codice Civile, nel quale viene stabilita la garanzia generica del patrimonio sociale per coprire gli eventuali debiti di una società. L’Agenzia delle Entrate e gli altri creditori della società, in altre parole, hanno la possibilità di trovare soddisfazione sul patrimonio sociale, prima che questo venga distribuito ai soci.
Il principio viene applicato alle sanzioni irrogate dal fisco, che sono considerate alla stessa stregua di un’obbligazione civile, anche se hanno natura amministrativa. E come tali si trasmettono direttamente ai soci.
Non può essere considerata alla stregua della morte di una persona fisica la cancellazione di una Srl, perché non determina l’estinzione dei rapporti giuridici pendenti. Si viene a creare una sorta di successione, nella quale i soci subentrano nei diritti e negli obblighi della società. E in queste rientrano anche le eventuali sanzioni tributarie.
Società estinta, i limiti delle responsabilità dei soci
È necessario sottolineare, ad ogni modo, che la responsabilità dei soci si limita a quanto è stato ricevuto in sede di liquidazione e alla quota di partecipazione che il singolo ha detenuto nella società.
Ma proviamo a fare un esempio. Nel caso in cui un socio dovesse aver ricevuto 10.000 euro dalla liquidazione di una srl e la sua quota di partecipazione era pari al 20%, dovrà rispondere delle sanzioni per un importo massimo di 2.000 euro.
Scioglimento della società: quali sono le conseguenze
Sostanzialmente lo scioglimento di una società determina la cessazione di un’attività economicamente strutturata. Viene chiusa definitivamente, inoltre, l’entità a cui l’attività era attribuita. Non vengono estinti, però, i rapporti attivi e passivi: questi proseguono come se si fosse aperta una sorta di successione.
Volendo entrare un po’ più nel dettaglio, i soci di una società che è stata cancellata dalla Camera di Commercio sono tenuti a rispondere nei limiti dei beni che sono stati ricevuti nel corso della liquidazione. Questo principio si basa sulla norma generale di garanzia, che è prevista dall’articolo 2720 del Codice Civile e che impone che il patrimonio sociale debba essere utilizzato, in via prioritaria, per rispondere dei debiti che sono stati contratti nello svolgimento dell’attività d’impresa. E, in un secondo momento, devono essere attribuiti ai soci in maniera residuale eventuali ulteriori responsabilità in base alla quota che possedevano nella società.
Le obbligazioni insolute della società estinta devono essere gestite applicando questa regola, anche quando includono il pagamento di sanzioni pecuniarie che derivano da delle violazioni fiscali. Fino, almeno, al limite del valore liquidato.
In maniera coerente con quanto abbiamo visto fino a questo momento, il Decreto n. 602 del 29 settembre 1973 del Presidente della Repubblica ha esteso la responsabilità dei soci anche ai beni che sono stati ricevuti nel corso degli ultimi due anni fiscali prima che la società venisse liquidata.
Attraverso la sentenza n. 6070 del 12 marzo 2013, le Sezioni Unite Civili hanno sottolineato che la cancellazione dal registro delle imprese comporta la fine formale di una società. Questa situazione, però, non elimina i debiti nei confronti dei terzi. In quella sede è stato rifiutato di paragonare l’estinzione di una società alla morte di una persona fisica, ribadendo che i debiti preesistenti continuano ad esistere.
In sintesi
L’estinzione di una società non determina la cancellazione dei debiti fiscali della stessa, che vengono ereditati dai soci. Questi ultimi devono provvedere al loro pagamento in proporzione alla quota posseduta della società e a quanto è stato liquidato loro con la sua chiusura.
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