Una “casa del sorriso” del Cesvi – Foto Roger Lo Guarro
Essere bambini in Campania è più difficile che nel resto d’Italia. Ma non è facile in nessuna regione del Sud. È il dato che emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, realizzato da Fondazione Cesvi e presentato l’altra mattina a Napoli, intitolato “Le parole sono importanti”, dedicato, in particolare, al ruolo del linguaggio. L’indice presenta un’Italia spaccata dove il Nord è generalmente più virtuoso del Mezzogiorno. Sei i parametri presi in esame: la capacità di cura di sé e degli altri, una vita sana, un’esistenza sicura, la capacità di lavorare, di accedere a risorse e, in ultimo, acquisire conoscenza e sapere.
La “sfida” agli ultimi posti è tra le regioni meridionali: se la Campania è ultima in cinque parametri su sei (soltanto infatti rispetto alla capacità di acquisire conoscenza e sapere è alla 18a posizione), c’è la Sicilia a contenderle il podio, preceduta dalla Puglia. Ma perché il Sud arranca?
Con l’espressione “maltrattamento infantile” Cesvi abbraccia le varie forme di abuso e trascuratezza nei confronti di persone con meno di 18 anni: dall’abuso fisico e sessuale a quello psicologico e alla trascuratezza, che in comune hanno conseguenze di danni a salute, sopravvivenza, sviluppo e dignità del minore. Perciò, da Napoli, si è considerato anche il ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura di bambine e bambini, mettendo in luce quanto sia fondamentale una comunicazione da parte degli adulti che promuova un’idea positiva di sé stessi e che sviluppi la sicurezza emotiva.
«L’abuso verbale, come gli insulti e la denigrazione, hanno un impatto negativo sulla crescita, non solo nella percezione del senso di sé, ma anche nel comportamento appreso attraverso l’imitazione», spiega Giovanna Badalassi, ricercatrice Cesvi.
Dal rapporto emerge che la Puglia, in relazione alla capacità di cura dei minori, ha la diciottesima posizione per fattori di rischio che includono far parte di una famiglia monogenitoriale e la difficoltà di accedere a servizi per il sostegno della genitorialità. In entrambe le casistiche la Puglia ha registrato un peggioramento dall’ultima rilevazione. Per quanto riguarda le famiglie monogenitoriali il numero è rimasto stabile fino al 2021, ma successivamente si è verificato un aumento: nell’ultimo biennio le famiglie monogenitoriali sono 176mila e, di queste, 146mila sono nuclei a carico delle sole madri.
Precede la Campania, solo la Sicilia con un penultimo posto nella graduatoria delle regioni, in posizione invariata rispetto alla precedente rilevazione, anche se si accorcia la sua distanza con la media nazionale. La Sicilia oscilla tra la 13esima e la ventesima posizione per tutti i parametri considerati: è in ultima posizione per capacità di acquisire conoscenza e sapere, al penultimo posto per capacità di condurre una vita sana, di lavorare e di accedere a risorse, al 18esimo per capacità di cura, al 16esimo per capacità di vivere una vita sicura.
La Campania si conferma così una regione a “elevata criticità”, ossia uno di quei territori dove i fattori di rischio sono elevati, ma una luce c’è… «Nel contrastare il fenomeno del maltrattamento in Italia – ha dichiarato Stefano Piziali, direttore generale Cesvi – si sono evidenziati alcuni miglioramenti nei servizi offerti, che rendono la Regione con un potenziale molto alto sul tema del contrasto al fenomeno: la nostra forza è la collaborazione con le Istituzioni e con la rete territoriale nel trovare insieme strategie efficaci per rispondere alle esigenze dei minori e delle loro famiglie».
Tra questi asili nido e scuole d’infanzia, come spiega l’assessore all’Istruzione e alle famiglie Maura Striano. «Stiamo investendo grandi risorse, grazie al Pnrr, per avere strutture e servizi all’avanguardia per poter accogliere un numero maggiore di bambini, venendo incontro alla crescente domanda che c’è da parte delle famiglie. I dati di questo rapporto ci confermano che siamo sulla strada giusta». Tra il 2013 e il 2022, la Campania è infatti passata da una copertura di posti autorizzati per ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni dal 6,2% al 13,2%, raddoppiando dunque il dato, mentre a livello nazionale si è passati dal 22,2% al 30%. Questo incremento premia l’impegno del territorio e ricorda che l’occupazione femminile è il fattore che spinge ad investire maggiormente in questi servizi.
In Campania si deve tanto alla rete che Cesvi ha intessuto dal 2017, nel quartiere di San Pietro a Patierno, attivando la Casa del Sorriso dove sono accolti minori e famiglie vulnerabili della zona, e dove si sommano fattori di rischio come la disoccupazione, le gravidanze precoci al 14,9%, l’alto tasso di dispersione scolastica. Nello spazio gestito con la cooperativa sociale “Il Grillo Parlante”, sono promosse attività di sostegno psicologico, ascolto e orientamento, di supporto alla genitorialità, laboratori sportivi, psicomotori, artistico-espressivi, proposte educative e percorsi personalizzati per sviluppare e potenziare le proprie risorse.
«Lavoriamo sul territorio da circa 20 anni intervenendo nella cura all’infanzia con un’attenzione particolare al sistema di protezione per i bambini e le famiglie che vivono i quartieri – spiega Valeria Anatrella, presidente de “Il Grillo Parlante” onlus – . La comunicazione verbale è tra gli strumenti privilegiati nella relazione di cura per rafforzare le competenze e intensificare le sinergie tra i diversi attori del territorio». Perché le parole sono sempre importanti.
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