Neri
Più del ricco curriculum, parlano i numeri: Alexei Dal Pastro, oltre vent’anni di esperienza nel settore immobiliare, ha gestito transazioni per oltre 15 miliardi di euro. Ceo di Covivio per l’Italia, nel comparto in cui opera è diventato presto una delle grandi eminenze a livello internazionale. Con radici profonde nella provincia da cui è partito e una visione che travalica i confini italiani e europei. Come il trolley che l’accompagna da Milano a Parigi e a Berlino. Fiducia la sua nuova parola d’ordine. “Veniamo da un periodo complicato – spiega – Dopo la pandemia, che ha avuto un impatto pesante su tutti i settori, e l’inflazione a cui è seguita l’impennata dei tassi sui mutui, la domanda è se siamo arrivati al punto di svolta. Me lo chiedo tutti i giorni. E dopo tre tagli del costo del denaro operati dalla Bce e la dinamica positiva che si è generata sul mercato, l’ottimismo che percepisco fa ben sperare”.
L’immobiliare è un buon termometro per misurare la fiducia.
“Non a caso Covivio, che è il quarto player del settore a livello europeo, ha deciso di tornare a investire. Siamo impegnati a mettere a terra un budget ambizioso: non succedeva dall’inizio della guerra in Ucraina. E al centro del piano di investimenti c’è anche l’Italia”.
Cosa vi ha convinto?
“I buoni risultati con cui abbiamo chiuso gli ultimi quattro anni e lo sviluppo di progetti importanti in città come Milano (dove nel 2015 concentravamo il 48% degli investimenti e oggi siamo al 95%) ci hanno fatto capire che siamo pronti per cavalcare con slancio il nuovo ciclo dell’immobiliare”.
Con quali priorità?
“Ci interessa molto crescere nel settore degli hotel. Lavoriamo con 12 catene alberghiere, per un totale di 320 hotel in Europa. L’Italia, per numero di pernottamenti, è il secondo mercato in Europa dopo la Spagna. E il trend è virtuoso: nella crescita delle tariffe come in quello del tasso di occupazione delle camere. Crediamo nell’appetibilità turistica del nostro Paese e siamo convinti della bontà dell’investimento in questa asset class”.
La situazione politico-economica dell’Italia influisce?
“Le previsioni di crescita, che prima indicavano una situazione stagnante, sono migliori di quelle di altri Paesi dell’Ue. La piccola e media imprenditoria sta lavorando bene”.
La recessione in Germania, però, ci penalizza. Si dice che i tedeschi ci amino ma non ci stimino. Come stanno vivendo questa situazione ribaltata?
“Per certi versi sono sotto choc. Lo vedo personalmente quando vado a Berlino e a Francoforte”.
Nella sua vita che spazio ha la famiglia?
“Sostanzialmente quello delle vacanze e del weekend, che infatti è sacro. E reso ancor più importante dal fatto che lo trascorro a Venezia, la città di mia moglie e il mio angolo di Paradiso. Un concentrato di bellezza, arte e cultura capace di rigenerare il fisico e lo spirito insieme. L’alternativa perfetta alle grandi città che in Europa si assomigliano tutte”.
È vero che in casa ha 7.000 dischi di musica?
“È la mia grande passione fin da ragazzo. Oggi prediligo la musica di qualità. E sono ancora capace di stupirmi. È successo, di recente, con alcuni dischi di Lucio Battisti”.
Lei però era un dj.
“Mi permetteva di divertirmi e, insieme, di guadagnare qualcosa per potermi mantenere all’università”.
Studente-lavoratore.
“Ai tempi delle superiori lavoravo un po’ l’estate. Sono veneto e lì non è concepibile restare inattivi per mesi”.
La sfida più difficile?
“Forse quella del passaggio da Padova a Milano che, oltre al fatto di lasciare la provincia per la grande città, ha coinciso con una grande svolta a livello professionale. Dopo aver lavorato per circa 5 anni nell’ambito della consulenza aziendale, mi sono trovato a fare il fund manager di uno dei primi fondi immobiliari quotati, dovendo specializzarmi nel real estate. Nei corridoi e alle macchinette del caffè ho avuto la fortuna di incontrare tanti ottimi colleghi disponibili e, tra un espresso e l’altro, ho imparato da loro molto. Non l’ho mai dimenticato, e infatti alcuni di loro sono oggi fra i miei migliori amici”.
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