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la Cassazione fa cadere l’accusa di associazione a delinquere #finsubito prestito immediato


I giudici chiedono la rideterminazione della pena per corruzione e accesso abusivo a sistema informatico per l’ex leader degli industriali siciliani

Cade l’accusa di associazione per delinquere al processo sul “caso Montante“. La Corte di Cassazione, in relazione al reato associativo, ha infatti annullato senza rinvio la sentenza della corte d’appello di Caltanissetta che l’8 luglio 2022 aveva condannato a 8 anni di carcere l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante (in primo grado era stato condannato a 14 anni di reclusione): secondo la sesta sezione penale della Suprema Corte “il fatto non sussiste”. I giudizi ermellini hanno poi fatto cadere le accuse – pronunciandosi con un annullamento senza rinvio – anche per i reati di “rivelazione di segreto d’ufficio” e “accesso abusivo al sistema informatico”, ma in quest’ultimo caso “limitatamente alle condotte poste in essere fino al 29 giugno 2014, perché estinti per intervenuta prescrizione”. I giudici, infine, hanno “rigettato nel resto” i ricorsi di Montante e di altri due imputati, disponendo la trasmissione degli atti a un’altra sezione della corte d’appello di Caltanissetta per la “rideterminazione della pena” relativamente ai reati di accesso abusivo a sistema informatico (commessi dopo il giugno del 2014) e di corruzione.
L’ex paladino dell’antimafia, per anni a capo di Confindustria Sicilia, secondo i magistrati dell’accusa messo in piedi un sistema di spionaggio e ricatti che avrebbero condizionato anche le scelte politiche. Nelle motivazioni della sentenza d’appello i giudici di Caltanissetta spiegano che “molte intercettazioni descrivono la ‘fama’ acquisita da Antonello Montante presso soggetti imputati, indagati o estranei ai fatti oggetto dell’indagine. Se ne ricava prova del fatto che in quegli ambienti e in contesti per nulla occulti o riservati erano note non solo la sua capacita’ di influenza nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici non tanto del territorio, ma della Regione e del Paese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa”.
Finora l’ex numero uno di Sicindustria, tra detenzione domiciliare e carceraria, è stato un anno e mezzo limitato della libertà personale e da qualche anno vive ad Asti con obbligo di dimora. Quando nel 2018 venne arrestato, l’effetto a catena coinvolse anche esponenti delle forze dell’ordine e politici. Dinnanzi al tribunale collegiale di Caltanissetta si sta ancora celebrando il processo con il rito ordinario che vede imputate 26 persone, tra cui lo stesso Antonello Montante che – secondo la tesi dell’accusa – avrebbe messo le mani nella gestione della Regione Siciliana insieme ad alcuni politici ritenuti suoi fedelissimi. Il processo è ancora nella fase clou dibattimentale. Dovranno essere sentiti gli investigatori della Squadra Mobile che nel 2018 notificarono a Montante su ordine del gip – dopo una lunga indagine coordinata dalla procura di Caltanissetta – gli arresti domiciliari. Oggi, dopo sei anni dal blitz “Double face” c’è un primo verdetto del “Palazzaccio” che si pronuncia in modo opposto rispetto alle valutazioni e alle indagini dei pm e della Squadra Mobile. Rimangono in piedi i reati di corruzione per i quali a Caltanissetta si celebra ancora il processo per coloro i quali hanno scelto il rito ordinario.

Foto © Imagoeconomica

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