Tutti contro tutti, un Vietnam. A parlare è uno dei big della maggioranza che descrive così il clima in commissione Bilancio all’Ars per l’approvazione delle variazioni da 420 milioni. Quella che doveva essere “una passeggiata” si è trasformata in una resa dei conti all’interno della stessa coalizione di governo e nella creazione di un asse trasversale tra pezzi della maggioranza, con Fratelli d’Italia in testa, e l’opposizione.
Al momento di andare in stampa, la commissione era stata sospesa e il clima era tutt’altro che sereno. Prevista una seduta ad oltranza tutta la notte, perché oggi la manovra quater dovrà necessariamente essere incardinata a Sala d’Ercole, per rispettare il calendario dei lavori della sessione di bilancio.
La bagarre è esplosa su due norme: quella che finanzia i prestiti agli studenti per pagare le rette universitarie e l’articolo sulle royalties, sul quale il governo è andato sotto, grazie al voto dell’Mpa, della Dc e di Fratelli d’Italia, che hanno votato con i deputati dell’opposizione.
Sui prestiti agli universitari, lo scontro ha visto protagonisti il meloniano Fabrizio Ferrara, presidente della commissione Cultura e l’assessore regionale all’Economia. Quattro le novità che in pratica hanno stravolto lo spirito originario del testo targato Alessandro Dagnino. Il comma 10 dell’articolo 24 prevedeva che a gestire la misura fosse l’assessorato all’Economia e quindi il governo. Con l’emendamento proposto da Ferrara, preliminarmente approvato in commissione Cultura e concordato con l’assessore alla Formazione Mimmo Turano, raccontano chi ha seguito la seduta, «le modalità attuative della misura sui prestiti agli universitari saranno stabilite dall’assessorato alla Formazione professionale». Novità, queste, che avrebbero irritato parecchio il presidente Schifani. Tra i requisiti previsti per avere l’aiuto della Regione scompare il tetto dell’Isee inferiore a 20 mila euro. Cassato anche il comma che riguarda l’iscrizione: potranno usufruire del prestito gli universitari al secondo e non al primo anno d’Università. Non solo: dalla norma è saltata anche la parte che prevedeva l’obbligo per gli studenti beneficiari di trovare un lavoro al termine del percorso universitario e di restituire il prestito.
Giorni fa, anche gli uffici dell’Ars avevano espresso perplessità su quest’articolo che finanzia i prestiti. Essendo gestiti dall’Irfis, i tecnici del Parlamento si chiedevano se il provvedimento potesse rientrare nella mission dell’istituto di credito regionale.
A nulla è valso, dunque, il tentativo del presidente della Regione, Schifani che, nei giorni scorsi per evitare fughe in avanti degli alleati, aveva cercato di blindare la manovra e impedito ai gruppi parlamentari di centrodestra la possibilità di presentare emendamenti autonomi alla manovra finanziaria. Ma il meloniano Ferrara risponde e rimanda le critiche al mittente: «Si è trattata di una normalissima dialettica di commissione, nessuna bagarre». Ma a tarda sera è un altro l’articolo che determina un ulteriore strappo nella maggioranza di governo, quello che riguarda i circa 40 milioni delle royalties, le entrate nelle casse regionali provenienti dalle tasse sugli idrocarburi. La norma Dagnino prevedeva che questi fondi venissero utilizzati non solo per progetti energetici e ambientali ma anche per le infrastrutture. Ma il Pd, con Sebastiano Venezia, ha riscritto la norma, cancellando questa possibilità, forte del sostegno dell’Mpa (Giuseppe Lombardo), della Dc (Salvatore Giuffrida, al posto di Ignazio Abbate) e da Fratelli d’Italia (Giorgio Assenza e Fabrizio Ferrara). A votare invece a favore del governo i forzisti Marco Intravaia, Gaspare Vitrano (in sostituzione di Michele Mancuso), Margherita La Rocca Ruvolo e la leghista Marianna Caronia.
Approvato, invece, senza problemi, un emendamento che stanzia 1 milione e 200 mila euro a favore dei 120 ex dipendenti della Blutec come integrazione del reddito, già percettori della mobilità in deroga. «Un giusto riconoscimento per questi lavoratori che hanno vissuto anni di incertezze e di ingiustizie», dice il deputato questore della Lega Vincenzo Figuccia.
Soddisfatti invece il presidente Schifani e l’assessore al Territorio, Giusi Savarino, all’indomani dell’approvazione della riforma urbanistica e del salva-casa. «Con il recepimento della legge, i siciliani potranno beneficiare degli stessi diritti previsti nel resto del Paese. Abbiamo recepito – spiegano – la parte della norma varata dal governo Meloni che non operava in maniera dinamica in Sicilia, mettendoci cosi in linea con il resto d’Italia in una serie di misure molto attese che, sanando piccole irregolarità, sbloccano il mercato immobiliare e semplificano l’edilizia. Un obiettivo che consentirà nuovi introiti per i Comuni, che potranno investire per la riqualificazione del territorio i proventi della misura».
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