Con le presidenziali 2024 ormai alle porte, molti si domandano quanto costa la campagna elettorale Usa che porterà la dem Kamala Harris o il rep Donald Trump alla Casa Bianca. I dati sono ancora parziali, ma l’osservatorio nonpartisan OpenSecrets (no-profit con sede a Washington che si occupa di trasparenza nei finanziamenti elettorali) offre una fotografia piuttosto accurata di quali sono le spese (e a quanto ammontano) per diventare presidente degli Stati Uniti d’America.
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Ecco quanto costa la campagna elettorale Usa
Stando a quanto riporta OpenSecrets al 31 ottobre, quindi a cinque giorni dalle elezioni del 5 novembre, Kamala Harris ha raccolto complessivamente 1,58 miliardi di dollari. Per la precisione 1.588.829.866 dollari: 1.003.158.590 dollari dal suo comitato elettorale e 585.671.276 di contributi esterni. Per l’attuale vicepresidente va tenuto conto del fatto che si considerano raccolti da lei anche i finanziamenti del presidente Joe Biden, il quale si è ritirato dalla competizione lo scorso luglio.
Sul fronte repubblicano, lo sfidante Donald Trump, predecessore dello stesso Biden, ha raccolto in totale 1,07 miliardi di dollari. Nel suo caso, le proporzioni sono inverse rispetto a Harris: 694.167.388 dollari arrivano da contributi esterni; 81.537.980 dollari dal comitato elettorale. Agli altri candidati restano le briciole. Per fare un esempio, l’attivista verde Jill Stein, candidata del Green Party, ha un budget di 2,43 milioni di dollari che arrivano esclusivamente dal suo comitato. Ancora meno raccoglie l’indipendente Cornel West (filosofo e intellettuale afro-discendente alternativo ai major candidates) con 1,26 milioni.
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I top contributors di Donald Trump e Kamala Harris
Trump ha potuto contare sulle generose donazioni di Timothy Mellon (l’imprenditore erede della fortuna bancaria dei Mellon è il più grande mega-donor con 125 milioni di dollari), Elon Musk (il fondatore e amministratore delegato di Tesla e SpaceX ha dato quasi 75 milioni al comitato America PAC) e di altri businessmen di Wall Street e miliardari della Silicon Valley, da Marc Andreessen e Ben Horowitz a David Sacks e Warren Stephens, da Jan Koum (il co-fondatore di WhatsApp) a Dick Uihlein. Senza dimenticare i colossi della difesa e dell’industria: i 15 milioni di Hendricks Holding, i 14,2 di Bigelow Aerospace e i 10 di Energy Transfer e di Uline. Anche Woody Johnson, comproprietario della squadra di football dei New York Jets, ha donato 1 milione. Inoltre, con il ritiro e l’appoggio di Robert F. Kennedy Jr., ha incamerato ulteriori 115 milioni. Su 1,07 miliardi di dollari complessivi, The Donald ha speso quasi tutto il budget a disposizione.
Per Harris, supportata allo stesso modo dalle banche d’investimento di Wall Street e dalle tech-company della Silicon Valley, la cifra sfonda ampiamente il tetto del miliardo, ma la candidata democratica è subentrata in corsa e ha dovuto imbastire un’aggressiva campagna elettorale per conquistare il voto di neri e latinos (pendente verso Trump) e degli elettori più giovani. Tra i suoi top contributors spicca Bloomberg con 19 milioni. Poco dietro le società di venture capital Greylock Partners (11 milioni) e Sequoia Capital (7,8 milioni) e l’hedge fund Euclidean Capital (9,1 milioni). Harris e il candidato vice Tim Walz hanno l’endorsement di mezza Hollywood, sono sbarcati su TikTok, Twitch e persino su Fortnite. L’investimento della coppia su social e digitale ha coinvolto oltre 200 persone tra creator e influencer.
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A cosa servono i fondi per la corsa alla Casa Bianca
I numeri riportati da OpenSecrets rivelano che la volata tra Trump e Harris in vista del 5 novembre è lanciata dalla campagna elettorale più costosa di sempre. I fondi raccolti dai due candidati principali servono soprattutto per la promozione (da quella fisica all’acquisto degli spazi pubblicitari, fino a social e piattaforme varie), i comizi e le convention, gli eventi, i viaggi e la produzione di gadget. Per fare un paragone rispetto a quanto accaduto lo scorso giugno, alle elezioni europee 2024 il limite di legge alle spese elettorali è di 52.000 euro a candidato più 0,01 euro per ogni cittadino residente nella circoscrizione in cui il candidato si presenta. Naturalmente i partiti possono stanziare e aggiungere fondi in base alle disponibilità nelle loro casse e attingere dal 2 per mille.
Negli Stati Uniti, al netto dei budget raccolti dai due candidati, al momento la macchina elettorale arriva a costare tra gli 11 e i 14 miliardi di dollari. Fino al 5 novembre, le stime prevedono che crescerà fino a sfondare il tetto dei 16 miliardi: la campagna più costosa di sempre. Un autentico record, considerando che alle elezioni del 2020 furono spesi 15,1 miliardi e a quelle del 2016 più di 6,5 miliardi. Allora la sfida era tra Hilary Clinton e Trump, che vinse spendendo meno della metà dei 521 milioni della sua avversaria per la propria campagna. Si calcola che, complici l’inflazione e l’aumento dei prezzi, il costo della campagna elettorale americana è aumentato costantemente negli ultimi cent’anni ed è più che quadruplicato negli ultimi venti.
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