CASTELMASSA (ROVIGO) – Una storia lunga 150 anni che ricomincia, sabato prossimo (9 novembre), durante la centenaria Fiera di San Martino. Il teatro Cotogni verrà inaugurato dopo i lavori di restauro di questi anni, che hanno portato a recuperare l’intera struttura negli spazi di un tempo, dopo che nel tempo era stato ampiamente ridotto, fino ad arrivare ad avere solo cento posti rispetto ai 320 creati dopo i lavori. Certo gli interni sono moderni, ma ci sono valori simbolici che conserva, mentre il sapore del tempo lo si può assaporare osservando gli esterni e la famosa loggia.
La vita del teatro iniziò con la missiva, con tanto di ceralacca reale e firmata “Umberto I per grazia di Dio e per la volontà della nazione, Re d’Italia” giunta a Massa superiore il 13 marzo del 1879, tra l’emozione del sindaco e della giunta comunale. Era il sì atteso per la costruzione del teatro e del “mercato coperto”, l’arioso portico in stile liberty necessario al fiorente mercato settimanale. Sabato alle 18, invece, sarà il sindaco Federico Ragazzi a riaprire le porte del teatro che che come disse nel 1884 l’allora sindaco Tullio Guerrini all’inaugurazione: “Massa superiore può andare superba d’aver realizzato tale opera. Mancavamo di una sala pei comizi, spettacoli e la leva. E mancavamo del mercato coperto, necessario per il commercio ricco della canapa, dei gelsi da seta, dei macchinari agricoli».
La storia
Il teatro, con due logge su pianta a ferro di cavallo, con due ordini di palchi, 16 al piano rialzato e al centro del primo piano, aveva una capienza media di 500 persone. All’apertura arrivò il grande baritono Antonio Cotogni, una delle voci più sensibili e acclamate d’Europa. Cotogni, cui poi fu intitolato, non volle compensi. «È con medesimo calore, con il medesimo entusiasmo dei cittadini massesi per me – scrisse l’artista – che non solo vollero intitolare alla mia persona il teatro, ma mi si fece l’onore di farmi cittadino di questa bella città».
L’opera unì nello sforzo tutta la cittadina: vi furono donazioni cospicue di maggiorenti, notabili, istituti per azioni bancarie, ricchi amministratori del latifondo Condominio Bentivoglio. Per i lavori di sbancamento e manovalanza, per volontà della giunta, vennero reclutate imprese edili locali e tutti i disoccupati residenti. Da quel momento fu un fiorire di attività: Massa Superiore era diventata il maggior centro culturale ricreativo della Bassa. Nacquero una scuola di musica, un coro, una banda e una scuola di danza. Nel Ventennio fascista il teatro venne adibito alle proiezioni cinematografiche che esaltavano il regime del Duce. Dopo le due guerre e i grandi danneggiamenti alla struttura, un sindaco illuminato, Enrico Fornasari, lo restaurò, trasformandolo in un cinema teatro moderno e confortevole, mantenendone l’originaria struttura esterna. Era il 1952 e Fornasari fece rappresentare la stessa opera del lontano 1884.
Dal 1952 al 1983 il teatro è stato ritrovo non solo dei massesi, ma di un ampio bacino di spettatori delle province limitrofe. Prosa e prime cinematografiche seppero unire cultura e svago, un volano anche sperimentale grazie alla collaborazione con l’Istituto d’arte. Arrivarono i tempi bui: il teatro fu chiuso nel 1984 dopo la tragedia del cinema Statuto di Torino poiché l’amministrazione non era in grado di sostenere le spese necessarie per mettere in sicurezza l’immobile. Nel 2008 la giunta di Mara Savioli, licenziando un progetto che prevedeva sala per esibizioni con annessa biblioteca “cieca”, senza luce naturale, riuscì a riaprire la saletta con poco più di cento posti a sedere.
La svolta
Nel 2010 l’allora giunta di Eugenio Boschini comunicò alla dirigente regionale della Cultura che l’amministrazione massese non voleva fare la nuova biblioteca al Cotogni, idea ereditata dai predecessori di farla al posto del vecchio palco e dei vecchi camerini, non toccati dalla ristrutturazione del 2008. «In questo modo – ricorda Boschini – abbiamo rinunciato a un contributo a fondo perduto di 150mila euro della Regione. Per tre volte la dirigente ci chiese se eravamo convinti di ciò che stavamo facendo. La nostra volontà era recuperare il Cotogni com’era e fare la nuova biblioteca altrove».
Quest’anno, dopo sisma, pandemia, anni bui per l’economia e le opere pubbliche, con 2 milioni di investimento, dei quali meno del 10% finanziato dal Comune, il teatro è stato terminato con un progetto che ne valorizza la storia. «Alcuni mesi fa la Camera ha dichiarato il Cotogni monumento nazionale – ricorda il sindaco Ragazzi – ringrazio i precedenti sindaci Petrella e Boschini che hanno voluto questa opera, e quanti hanno contribuito: Regione, Cargill e Fondazione Cariparo. Quando spalancheremo le porte a questo grandiosa opera d’arte, con ampio porticato in puro stile liberty e locali di ristoro, ne faremo un tempio della cultura e dell’aggregazione».
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