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Si definisce “più emigrato che immigrato”. Un cagliaritano dall’altra parte del mondo. Pietro Porcella, giornalista e insegnante, è forse il pioniere sardo del windsurf. E sin da giovanissimo non ha mancato di raccontarlo in giro dappertutto, sempre con la passione per lo sport e l’amore per la sua Sardegna.

Nato e cresciuto a Cagliari, zona stadio Amsicora. Bene precisare. Sì, perché Pietro aveva solamente 11 anni quando Gigi Riva portava l’unico, finora, scudetto in Sardegna, proprio in quella struttura non lontana dal Poetto. Nel frattempo, la passione per lo sport cresceva e allora bisognava raccontarlo. “A 15 anni ho iniziato a fare il giornalista di basket, – racconta Porcella – ma in seguito ho scoperto lo sport del windsurf, che stava nascendo in quel periodo. È così l’inizio di collaborazioni con “Il Messaggero” di Roma e “Il Mattino” di Napoli. “Avevo iniziato l’Isef e mi sono innamorato del windsurf, seguendo anche il primo campionato mondiale a squadre a Baja Sardinia, nel ’78”.

L’atleta su una tavola e le onde del mare da cavalcare. Per Pietro Porcella raccontare il windsurf diventa qualcosa di irresistibile e le occasione si colgono al volo. “Nel 1980 c’è stato il campionato mondiale alle Bahamas – racconta – e l’editore Mursia voleva fare la prima rivista dedicata al windsurf. Io potevo fare l’inviato speciale. Così ho lasciato la Sardegna per Milano, dove sono rimasto un anno e mezzo, diventando poi direttore della rivista Windsurf Italia”.

Una vita da girovago per Pietro, in giro per il mondo a raccontare da freelance il windsurf per decine di riviste in tutti i continenti. “A New York ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie. Ho lasciato l’Italia e durante le Olimpiadi di Los Angeles dell’84, dopo il matrimonio, abbiamo deciso di rimanere a San Francisco”.

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Per Pietro Porcella sono anni di grandi soddisfazioni. Raccontare lo sport, per giunta uno nuovo, era una cosa di cui andava orgoglioso. “Le mie storie e i miei articoli venivano letti dappertutto. Raccontavo le storie sui campioni e i posti esotici, e la gente sognava aspettando l’uscita del mensile”. Dall’America all’Asia e non solo, “Mc.Porc” è ovunque. “Per 18 anni posso dire di non essere stato nella stessa nazione per più di un mese”.

Nascono poi quattro figli e per Pietro diventa a poco a poco più difficile girare il mondo come prima. “Negli anni ’90 sono tornato in Sardegna. Con l’avvento di internet e passando dal cartaceo alla tecnologia, poi, è cambiato il modo di fare informazione. Lavorando solamente come giornalista freelance non ce la facevo. Sono nati anche altri sport da scivolamento e per il windsurf è forse iniziata una fase calante. Allora, nell’Isola, ho iniziato a diventare organizzatore di eventi che promuovessero le nostre località”. E l’amore per il windsurf? Per Pietro, entrato anche nella hall of fame come giornalista più influente di questo sport, non si è mai spento, diventando anche presidente europeo della Class Windsurfer.

Nel 2000 altra emigrazione nel Nuovo Mondo per Pietro. “Ho voluto accontentare i miei figli che volevano coltivare la loro passione sportiva e così siamo andati a vivere, sino al 2020, a Maui, nelle Hawaii. Io però, dal 2013 al 2016, sono stato a New York come insegnante supplente delle scuole. E questo è diventato il mio primo lavoro”. Girovago dall’altra parte della Terra per amore del lavoro e della famiglia, sì. Ma quello per il Cagliari, che lo ha accompagnato sin da ragazzino, è sempre fortissimo e portarlo anche nella lontana America è cosa naturale, trasformato in mezzo di unione dei tanti sardi emigrati presenti negli States. Dal 2003 al 2013, Pietro fonda alle Hawaii il “Cagliari Club Maui Hawaii; poi, a New York, dal 2013 al 2017 il “Cagliari Club New York New York”; e per ultimo, a Miami, il “Cagliari Club Miami Scetti”.

Ora Pietro si gode la sua vita in Florida, all’ultimo anno da insegnante prima del meritato riposo. “Poi mi ritirerò in Sardegna a fare la mia vita di artista. Ai miei figli e alle mie figlie ho trasmesso l’onestà e l’orgoglio di sardi, così come la passione di girare il mondo. I maschi, poi, sono diventati quei campioni che io non sono stato, in quanto le gare, da giornalista, le commentavo solamente (Francisco tra i 20 migliori surfisti del circuito Tow Surfing Challenge e primo a vincere l’Oscar del surf, ndr)”. Presto il ritorno al mare dell’Isola. “Non c’è paragone. Puoi andare ai Caraibi e alle Hawaii, nelle migliori spiagge, ma il mare non è mai bello come quello della Sardegna”.




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