Il caos nella sanità regionale genera ingiustizie, soprattutto a carico dei poveri impossibilitati ad accedere alle cure specialistiche. Anche perché la sanità privata non si lascia impietosire e applica le leggi del libero mercato: aumentano le liste d’attesa, ingolfati ambulatori pubblici e ospedali, per tutelare la salute non resta che ricorrere alla medicina non convenzionata, che “spara” alle stelle il costo delle visite mediche. Il risultato è quello ripetutamente denunciato dai sindacati: a quasi un terzo della popolazione sarda è tolto il diritto alla salute. Sono, infatti, oltre 400mila gli over 65, la maggior parte dei quali vive con una pensione media di poco superiore a 740 euro/mese, e 113 mila le famiglie povere (15% del totale), cioè non in grado di mantenere uno standard di vita medio. Persone che non rinunciano volontariamente – come impropriamente si dice – alle visite specialistiche, ma ne sono impedite dal caos esistente nella sanità sarda. La Sardegna sta diventando una terra dove ad alcune migliaia di cittadini è negato di fatto il diritto alla salute. Da tempo la FNP Sardegna ha proposto una temporanea uscita di sicurezza, da attivare nell’isola tutte le volte che la ASL non riesce ad assicurare – entro il tempo massimo di garanzia previsto dalla classe di priorità indicata dal medico di famiglia – la “prima visita specialistica” o “la prima prestazione diagnostica”. In questi casi dovrà essere possibile rivolgersi presso uno degli ambulatori pubblici (regime intramoenia) o privati accreditati e contrattualizzati. Le spese – eccezion fatta per il ticket – dovranno essere a carico della ASL. Per attuare questo sistema non è necessaria una legge, ma è sufficiente una delibera ASL, che potrebbe anche comprendere la seconda o terza visita specialisticodiagnostica, quella che verifica l’efficacia della terapia adottata. Sull’emergenza sanità Giunta e Consiglio regionale si muovono con tempi, procedure e metodi da “ordinaria amministrazione”, senza rendersi conto che vita e salute sono la principale preoccupazione di ricchi e soprattutto di poveri. Questo è inaccettabile per la FNP, che ha già mobilitato gli iscritti.
Alberto Farina
Segretario generale FNP Sardegna
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