Negli ultimi anni, i bonus edilizi hanno rappresentato un motore fondamentale per il settore delle costruzioni e per l’economia italiana. Tuttavia, secondo un recente sondaggio condotto da Nomisma per conto della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA), l’introduzione di una stretta su questi incentivi potrebbe avere conseguenze significative.
Il nuovo limite, che prevede un’aliquota ridotta al 36% e un tetto massimo di 48.000 euro, potrebbe causare una riduzione drastica della domanda per interventi di ristrutturazione.
Quali saranno le conseguenze di questa decisione per le famiglie italiane e per l’economia del Paese? Quanto inciderà sul mercato del lavoro e sul risparmio energetico?
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Una contrazione della domanda di ristrutturazione: 97,3 miliardi a rischio
Secondo i dati raccolti da Nomisma, la riduzione dei bonus edilizi porterebbe circa 3,5 milioni di famiglie italiane a rinunciare ai lavori di ristrutturazione pianificati, su un totale di 10 milioni di nuclei familiari interessati.
Questo significherebbe una “domanda persa” per un valore stimato di 97,3 miliardi di euro nei prossimi tre anni. La perdita economica non si fermerebbe qui: le ristrutturazioni generate da questa domanda avrebbero attivato circa 119,7 miliardi di valore aggiunto per il settore delle costruzioni e avrebbero sostenuto 2,085 milioni di posti di lavoro.
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Oltre alla perdita economica diretta, il rapporto di Nomisma sottolinea anche i “danni” sociali e ambientali derivanti dalla riduzione dei bonus edilizi.
Molti progetti di ristrutturazione, infatti, non riguardano solo il miglioramento estetico delle abitazioni, ma includono interventi mirati all’abbattimento delle barriere architettoniche, migliorando così l’accessibilità per le persone con disabilità o difficoltà motorie. La contrazione dei bonus, quindi, comporterebbe una diminuzione di questi interventi, con ripercussioni sul valore sociale degli edifici e sull’inclusività degli spazi urbani.
Inoltre, l’impatto ambientale sarebbe significativo: una riduzione degli interventi di efficientamento energetico porterebbe a un aumento del consumo di energia, con conseguente crescita delle emissioni di CO₂ e un peggioramento della qualità dell’aria. Il mancato risparmio energetico stimato si traduce in un deficit di 2.300 GWh, con un ulteriore costo economico per le famiglie, che si troverebbero a fronteggiare bollette più elevate e minori risparmi energetici nel lungo periodo.
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Lo scenario di un azzeramento totale dei bonus edilizi
Il rapporto esplora anche uno scenario ancora più drammatico: l’azzeramento totale dei bonus edilizi. In questo caso, si prevede che ulteriori 2,56 milioni di famiglie rinuncerebbero a progetti di ristrutturazione, aumentando drasticamente la portata dell’impatto negativo sul settore edilizio.
Se la normativa dovesse realmente cancellare del tutto questi incentivi, le ripercussioni sarebbero pesanti per l’economia italiana, per le aziende del settore e per l’indotto lavorativo legato alle costruzioni.
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Un totale azzeramento dei bonus comporterebbe una contrazione non solo delle ristrutturazioni residenziali, ma anche di quegli interventi che mirano a migliorare la sostenibilità energetica degli edifici, impedendo al Paese di raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica fissati a livello europeo. Le aziende edili, in particolare le piccole imprese artigiane, potrebbero trovarsi di fronte a un calo considerevole della domanda, mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza.
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Le stime per il 2025: un settore edilizio in forte contrazione
CNA stima che, entro il 2025, l’effetto della stretta sui bonus edilizi porterà a una contrazione drastica del mercato delle ristrutturazioni, con una riduzione di circa il 50% rispetto al periodo 2012-2019, quando i bonus avevano contribuito a sostenere l’intero comparto. Secondo le previsioni, la spesa per gli interventi edilizi dovrebbe tornare ai livelli del 2011, con investimenti complessivi di circa 14 miliardi di euro. Questo calo potrebbe causare una perdita di valore aggiunto pari a 17 miliardi di euro e la mancata creazione di 300.000 posti di lavoro, aggravando la situazione occupazionale e sociale del Paese.
Oltre agli effetti economici, si stima che questa contrazione avrà conseguenze sul valore ambientale complessivo: si calcolano mancati risparmi energetici pari a 2.300 GWh e minori risparmi in bolletta per le famiglie, quantificati in circa 409 milioni di euro. L’impatto sarà quindi su più livelli, penalizzando non solo il settore delle costruzioni, ma anche i consumatori e l’ambiente.
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