Acque agitate in Conbipel, storica catena di negozi per abbigliamento (fu fondata nel 1958). Nell’incontro al ministero delle Imprese del 28 ottobre scorso l’azienda, rilevata dall’amministrazione straordinaria nel luglio 2022 da Btx italian retail and brands (società che vede in maggioranza la società londinese Eapparels, controllata dalla private equity di Singapore Grow capital global holdings, e Invitalia con il 49 per cento delle azioni) non ha certo rassicurato sindacati e istituzioni sulle proprie prospettive e sul futuro dei 1.300 dipendenti.
“L’azienda ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Asti la composizione negoziata di crisi”, spiega Vanessa Caccerini (Filcams Cgil nazionale): “Siamo ancora in attesa della presentazione da parte di Btx del piano commerciale. Nel tavolo aperto al ministero abbiamo chiesto che anche il dicastero partecipi alla costruzione del piano”.
Conbipel: l’incontro al ministero
“Le informazioni consegnate al tavolo da parte aziendale ancora oggi sono insufficienti”, spiega una nota di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil: “L’unica preoccupazione aziendale è quella di vendere la società al miglior offerente, tralasciando completamente il mantenimento del perimetro occupazionale”.
I sindacati evidenziano che da “oltre due anni circa 1.300 lavoratrici e lavoratori sono gestite da un’azienda che non li mette nelle condizioni di partecipare attivamente all’impresa, sbagliando ripetutamente gli investimenti, continuando a gestire le loro sorti con decisioni unilaterali”.
Quali prospettive per i lavoratori?
“La grande questione del mondo della moda è che le aziende sono disponibili ad acquistare il marchio, quindi anche a caricarsi dei debiti pur di rilanciare il brand, ma non sono interessati ai lavoratori”, riprende Caccerini: “Noi, invece, abbiamo chiesto al ministero di mantenere aperto il tavolo e di far partecipare anche coloro che sono intenzionati a entrare in Btx. Dobbiamo sapere cosa intenderanno fare, quali attività vorranno mettere in campo, a partire dal mantenimento dell’occupazione”.
Ed è sulla tenuta dei posti di lavoro che si addensano le maggiori preoccupazioni. “L’intenzione della società è quella di chiudere 50 negozi entro il 2025”, conclude la dirigente nazionale Filcams: “Questo non deve accadere, ci opporremo fermamente. E chi vorrà acquisire Conbipel deve avere bene in mente che non vogliamo perdere neanche un posto di lavoro”.
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