Con le guerre in Siria, Ucraina e Medio Oriente e l’acuirsi negli ultimi anni dello scontro tra le grandi potenze, il termine geopolitica è diventato molto di moda. Ma cosa si intende per geopolitica? Di cosa si occupa questa disciplina? Se leggiamo la Treccani on line troviamo più o meno “Termine coniato per indicare quel complesso di problemi politici che traggono origine da fatti d’ordine territoriale, specie quando si consideri lo Stato come un organismo che nasce, si sviluppa e decade, e che, al pari degli esseri viventi, ha bisogno di uno spazio vitale”. Spiegata così la geopolitica sembra qualcosa di quasi filosofico, da apprendisti stregoni. Enrico Verga, esperto di strategia geopolitica, ci offre invece un pratico strumento per capire come questa disciplina possa aiutarci a interpretare il mondo in cui viviamo, facendo anche qualche analisi sulle prospettive future. Il volume Geopolitica e finanza globale (Hoepli Editore, 2024, pp. 164) presenta, infatti, una panoramica a 360 gradi dei vari accadimenti politici, economici e finanziari che hanno contrassegnato e contrassegnano ancora la storia mondiale. Il testo – con l’ausilio di mappe, grafici e link di approfondimento – descrive i principali focolai di crisi del mondo contemporaneo, fornendo una chiave di lettura di alcuni eventi internazionali di questi ultimi anni.
Punto di partenza dell’autore un assunto quasi categorico: i fattori che muovono il mondo e determinano le azioni e le politiche degli stati sono i sogni, i soldi il sangue. I sogni perché dietro ogni impresa di una nazione, piccola o grande che sia, c’è una narrazione da offrire al proprio popolo perché si impegni nell’impresa stessa. I soldi perché almeno negli ultimi cinquecento anni è stata l’economia a muovere il mondo. Infine, il sangue, perché le strategie delle potenze portano spesso con sé un carico di sofferenze e di distruzioni.
Per Verga, studiando il passato, osservando il presente e tenendo ben presente i tre fattori citati – sogni, soldi e sangue – si possono definire alcuni modelli di riferimento che possono valere anche per il futuro. Non a caso offre come punto di partenza della sua analisi il celebre monito pronunciato dal presidente americano Dwight Eisenhower alla fine del suo mandato, il 17 gennaio 1961, nel discorso d’addio alla Nazione. Eisenhower espose il problema del cosiddetto complesso militare-industriale, ovvero dal pericolo rappresentato dagli interessi commerciali dell’industria bellica, che per sopravvivere aveva sempre bisogno di qualche guerra. «Nelle riunioni di governo, dobbiamo stare in guardia contro l’acquisizione di ingiustificata influenza, voluta o non richiesta, del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa ascesa di potere mal assegnato esiste e persisterà. Noi non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato. Solo una popolazione in allerta e informata può costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina industriale e militare della difesa con i nostri metodi ed obiettivi di pace, in maniera tale che sicurezza e libertà possano prosperare insieme».
Proprio perché conscio dei pericoli derivanti da un eccesso di concentrazione e potere nelle mani di una persona, una apparato militare e o industriale o di un attore dell’economia, Verga approfondisce in particolare le varie trasformazioni che hanno interessato i principali settori economici, da quello delle materie prime a quello dei media, da quello tecnologico a quello della logistica, descrivendo le ragioni che hanno provocato dei cambiamenti epocali e quali sono le inevitabili conseguenze economico-finanziarie. Insomma, il libro di Verga sembra fatto apposta per chiunque voglia comprendere quali sono gli interessi che stanno dietro alle crisi e alle tensioni geopolitiche che periodicamente si verificano.
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