Il Ministero dell’Economia sta studiando un meccanismo di allineamento che non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, ma in una rimodulazione delle due
Niente equiparazione delle accise tra benzina e gasolio, ma una doppia rimodulazione. È l’ultima ipotesi allo studio del governo per riformare gli incentivi fiscali su carburanti e energia.
IL GOVERNO STUDIA RIMODULAZIONE ACCISE BENZINA E GASOLIO
Non ci sarà l’equiparazione delle accise tra la benzina e il gasolio, ma una rimodulazione delle due. Come scrive oggi Il Corriere della Sera, il Ministero dell’Economia smentisce una delle ipotesi che aveva appena formulato nel Piano strutturale di bilancio. In alternativa, sta valutando una rimodulazione complessiva degli incentivi fiscali sui carburanti e l’energia.
Non solo perché, nonostante il boom delle entrate fiscali, serve altro gettito per far quadrare i conti della prossima manovra di bilancio, ma anche perché la riduzione dei “sussidi fiscali dannosi” per l’ambiente, i cosiddetti SAD, è una delle riforme puntuali del PNRR che condiziona il pagamento delle prossime rate, in cui rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina.
È quindi allo studio un meccanismo di allineamento che non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due.
GLI INCENTIVI E IL LORO IMPATTO SULL’AMBIENTE
Nel 2021 lo Stato ha concesso 22 miliardi di incentivi, agevolazioni, sconti, detrazioni e deduzioni fiscali che, secondo la classificazione europea, hanno un impatto negativo sull’ambiente e sugli obiettivi di riduzione dell’inquinamento. Di questi 22 miliardi, 14 riguardano gli incentivi sulle fonti energetiche fossili, tra detrazioni e sconti di accisa.
Solo quella del gasolio rispetto alla benzina vale più di 3 miliardi di euro l’anno. Lo scorso anno le accise e l’Iva sui carburanti – che incidono per oltre il 50% sul prezzo finale – hanno portato un gettito di 38 miliardi, anche grazie al ripristino delle aliquote normali dopo la crisi energetica.
SQUERI (FI): AUMENTO ACCISE E’ DA EVITARE
Una mossa – quella di aumentare le accise sul gasolio – che non trova d’accordo il deputato e responsabile del Dipartimento Energia di Forza Italia, Luca Squeri, che a Radio Radicale ha dichiarato: “per noi di Forza Italia ogni aumento di tasse è da evitare. Il MEF ha smentito l’aumento delle accise sul diesel, al limite può esserci una modulazione, ma bisogna capire bene di cosa si tratta. Questo governo è impegnato a diminuire le tasse. Se si parla di diesel, si parla di trasporto pesante, con una ricaduta sulla distribuzione dei beni di prima necessità.
Un aumento delle accise sul gasolio, quindi, è assolutamente da evitare. Il sistema dei trasporti è molto delicato, bisogna fare di tutto per cercare di alleggerirlo”.
UNEM: CON REVISIONE ACCISE DIESEL AUMENTO DI 13,5 CENT/LITRO
Secondo l’UNEM, “nell’ipotesi estrema in cui l’allineamento delle attuali aliquote si traducesse nell’equiparazione dell’accisa sul gasolio a quella della benzina, l’effetto sarebbe un aumento immediato dei prezzi al consumo del gasolio di 13,5 centesimi di euro al litro, includendo la componente dell’Iva (pari al 22% del prezzo industriale maggiorato delle accise). Un aumento che si tradurrebbe in un maggiore esborso per le famiglie stimato a quasi 2 miliardi di euro, ovvero circa 70 euro all’anno per 26 milioni di famiglie”.
“L’aumento del gasolio – prosegue UNEM – avrebbe inoltre un effetto sul trasporto merci e passeggeri con mezzi che non usufruiscono delle agevolazioni di accisa oggi previste (mezzi pesanti inferiori alle 7,5 tonnellate e mezzi pesanti ante Euro 5). In questo quadro si auspica che l’intervento del governo sia complessivo e riveda la fiscalità di tutti i prodotti energetici in base alla loro impronta carbonica, in linea con la revisione della direttiva sulla tassazione energetica in corso a livello europeo, intervenendo anche sulla fiscalità dei prodotti rinnovabili come i biocarburanti, valorizzati anche nel recente aggiornamento del PNIEC e che oggi sono ancora sottoposti alla stessa accisa dei prodotti fossili (benzina e gasolio) che vanno a sostituire”.
CNA FITA: IN 6 MESI I COSTI SONO SALITI ALLE STELLE
“In soli sei mesi i costi di esercizio di un veicolo pesante sono aumentati tra i 2mila e i 4mila euro l’anno”. A denunciarlo è l’associazione CNA Fita, che commenta i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Aumenti ingenti si sono registrati – si legge in una nota dell’associazione – anche per i passaggi nave e la tariffa Ets Surchage (imposta dall’Unione europea per le emissioni di gas serra) sostenuti dalle imprese che effettuano trasporti da Sicilia e Sardegna”.
Secondo CNA Fita, per facilitare la transizione ecologica “occorre evitare che tutto il peso del cambiamento ricada sui più deboli, mentre le grandi compagnie di navigazione con l’applicazione della tariffa Ets Surchage riescono a conseguire fino a 325mila euro di extraprofitti per singolo viaggio”.
Per l’associazione “vanno introdotte delle norme che consentano alle imprese di autotrasporto di recuperare i costi di esercizio direttamente in fattura e che prevedano, nella costruzione dei modelli Isa, gli oltre 4 miliardi di costi in più determinati dalla tariffa Ets Surchage per le imprese di autotrasporto siciliane e sarde, oltre quelli generali che appesantiscono gli operatori del comparto”.
Allargando lo sguardo a tutto il settore, CNA Fita rileva “ulteriori aumenti per gli autotrasportatori, come il costo del carburante, che in soli due anni ha generato un aggravio per le imprese di circa 800 euro annui a veicolo. Anche il rinnovo contrattuale in corso è destinato ad influenzare i costi del settore. In un contesto di crescita dei costi e di carico addizionale – conclude l’associazione – le imprese dell’autotrasporto si trovano ad affrontare delle sfide sempre più complesse, che rendono necessaria una revisione delle politiche e delle normative per supportare un settore cruciale per il Paese. È quindi indispensabile che il governo confermi anche per il futuro le accise agevolate per le aziende del settore”.
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