La Peg Perego è in crisi. Su 263 dipendenti in forza nello stabilimento di Arcore 109 sono in esubero e per salvare la storica fabbrica leader internazionale nel settore dei prodotti per l’infanzia la soluzione è un riassetto aziendale.
“Investiamo sul made in Italy”
Ma Fiom Cgil e Fim Cisl dicono di no e chiedono, all’indomani dell’audizione alla IVcommissione di Regione Lombardia, un intervento concreto della Regione e del Governo per salvare la storica azienda di Arcore. Secondo quanto riferiscono i rappresentanti dei lavoratori l’azienda è in profonda crisi: “l’esaurimento a marzo 2025 di tutti gli ammortizzatori sociali, la dichiarazione di un esubero strutturaledel 40% dell’attuale forza lavoro (104 esuberi su 263 dipendenti) e la mancanza di un piano industriale di rilancio del sito produttivo di Arcore – spiegano in una nota aziendale -. Abbiamo chiesto alla Regione Lombardia, alle forze politiche ed all’azienda la definizione di un piano industriale finalizzato ad un rafforzamento industriale strategico del sito di Arcore, anche attraverso investimenti pubblici a supporto del Made in Italy per l’innovazione di processo e di prodotto da svilupparsi nel sito di Arcore a tutela dei livelli occupazionali”.
“La soluzione non è la Cina”
I sindacati hanno chiesto anche ulteriori ammortizzatori sociali a sostegno dei lavoratori e dei processi di riqualificazione e transizione industriali che verranno individuati. “La scelta di carattere industriale non può essere ancora una volta la produzione in Cina – concludono . L’innovazione di prodotto e di processo devono essere anche per Peg Perego la carta vincente per mantenere e rafforzare lo stabilimento di Arcore”.
Cassa integrazione fino a marzo 2025
L’azienda fu fondata nel 1949 da Giuseppe Perego ed è diventata uno dei brand più noti e prestigiosi nel settore dell’infanzia con i suoi prodotti che dallo stabilimento di Arcore sono poi arrivati in tutto il mondo. Adesso, purtroppo, i tempi d’oro sono finiti e l’azienda è costretta a tagli molto importanti. Si parlava di tagli importanti (110 lavoratori) già nel 2019: poi il covid, la crisi economica e comunque il calo delle nascite ha dato un’ulteriore mazzata e oggi quasi la metà dei dipendenti rischia di rimanere a casa. Negli ultimi sette anni, il fatturato dell’azienda è sensibilmente calato e oggi sono a rischio 263 lavoratori che beneficiano della cassa integrazione straordinaria fino a marzo 2025.
Sono 500 i lavoratori in Brianza che potrebbero essere licenziati
Della crisi della Peg Perego si era già parlato prima delle vacanze estive. A lanciare l’allarme era stata la Fiom Cgil che proprio alla fine di luglio aveva annunciato che quello del 2024 sarebbe stato un autunno caldo e difficile per le aziende di Monza e Brianza e rischiavano il posto di lavoro circa 500 dipendenti. “Candy, Peg Perego, Fimer, Flowserve, Sanvito e Somaschini e diverse altre aziende più piccole sono i casi che non ci fanno andare in ferie in maniera tranquilla perché l’impatto che si avrà sui lavoratori sarà pesante – aveva spiegato Pietro Occhiuto, segretario generale della Fiom Cgil Brianza -. La parola d’ordine sembra essere esuberi: in Candy, in Peg Perego, in Flowserve. Le grandi multinazionali scricchiolano ed il sindacato viene chiamato solo quando si deve celebrare il funerale o le chiusure mai quando si deve invece discute di piani di rilancio. Tutto questo è inaccettabile”.
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