PRATO
Indagini chiuse e sequestro milionario per una maxi evasione fiscale quasi ventennale grazie al cosiddetto sistema delle imprese “apri e chiudi”. Un’indagine complessa e lunga della procura di Prato che, guidata dal procuratore capo Luca Tescaroli, ha notificato l’avviso di conclusione indagini a nove persone indagate, tutte cinesi, di età compresa tra il 1975 e il 2002. Si tratta di due imprenditori di fatto di molteplici aziende di confezioni di tessile abbigliamento, uno del ’74 e l’altro del ’75, che in un primo momento, il 24 giugno scorso, sono finiti in carcere su ordinanza del gip e di altri 7 cinesi, quasi tutti prestanome dei primi due e altri familiari degli stessi. Ai 9 sono contestati i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e omessa dichiarazione dei redditi. L’attività investigativa è stata affidata ai militari del gruppo della Guardia di Finanza di Prato.
Per la Procura e gli investigatori il disegno criminale è risultato molto lineare: chiudere un’azienda appena arrivava un accertamento, aprirne un’altra a seguire, cambiando la denominazione dell’intestatario, spiega una nota della Procura. Insomma gli imprenditori hanno applicato per anni il meccanismo delle imprese “apri e chiudi” e così hanno potuto svolgere attività di impresa in costante evasione di imposta, avvalendosi di numerose ’teste di legno’, che si sono succedute periodicamente, oltre che della collaborazione dei propri familiari nella conduzione delle aziende. Dalle indagini, inoltre, è emerso che le ditte individuali avevano una vita dai due ad un massimo di quattro anni; non appena venivano notificati i primi avvisi sui debiti erariali, spesso anche di importo rilevante, proprio per evitare ripercussioni negative economiche causate dalle procedure di accertamento, passavano alla fase di chiusura.
Un sistema ben collaudato, che è stato individuato e fermato grazie alle investigazioni puntuali della Finanza, coordinate dalla Procura.
Quando a giugno ai due titolari di fatto è stata notificata la custodia cautelare in carcere, la procura aveva anche ottenuto il sequestro preventivo di beni e soldi per un valore di 5 milioni, finalizzato alla confisca dei beni: dieci aziende alcune nel Macrolotto zero, 18 immobili, 7 auto, conti correnti con depositi per oltre mezzo milione. Le misure applicate non sono state impugnate: successivamente il gip ha disposto la sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari per i due titolari (27 luglio scorso) fino a che sono stati rimessi in libertà con la revoca dei domiciliari il 25 settembre scorso, dopo la nomina degli amministratori giudiziari per le ditte sequestrate preventivamente.
Infatti, è stata assicurata la continuità dell’impresa e la tutela dei lavoratori, regolarmente assunti, proprio con la nomina di amministratori giudiziari per le ditte ad oggi sotto sequestro preventivo.
Le indagini continuano e sono ancora in corso per risalire ad eventuali professionisti, che potrebbero aver aiutato gli imprenditor nel mantenere per così tanti anni il meccanismo dell’”apri e chiudi”.
Intanto nel contesto di Chinatown si segnala un episodio inquietante: nella notte scorsa un cinese di 25 anni è stato aggredito da quattro persone armate di spranghe e barre metalliche. L’agguato è avvenuto intorno all’una in via Galcianese: la brutale aggressione, rende noto la procura di Prato che ha avviato le indagini per individuare gli autori e il movente, è avvenuta in prossimità di un locale di intrattenimento in via Galcianese. Gli aggressori sono poi fuggiti prima dell’arrivo delle forze di polizia e dell’ambulanza del 118.
Il 25enne è stato trovato riverso a terra tra due automobili in sosta ed è stato trasportato in pronto soccorso. Sottoposto ad accertamenti medici, il cinese ferito è risultato positivo alle sostanze stupefacenti e poi è stato ricoverato in ospedale per un trauma cranico.
Sara Bessi
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