Approvato all’unanimità ieri in Consiglio provinciale il nuovo piano tariffario Arera delle acque potabili: costi in crescita a causa dell’inflazione
Approvato all’unanimità ieri in Consiglio provinciale il nuovo piano tariffario Arera delle acque potabili: aumentano le tariffe «a causa dell’impennata dell’inflazione, dei costi energetici e rivalutazioni dovuti alla congiuntura nazionale e internazionale» e previsti ingenti investimenti «superare le infrazioni comunitarie e dotarsi di acquedotti, reflui e depurazione adeguati».
Così è stato spiegato in apertura del Consiglio che ha ribaltato l’ordine del giorno previsto mettendo al primo posto proprio il nodo più spinoso: un chiaro modo di esplicitare sin da subito la tenuta del nuovo esecutivo guidato, come il precedente, dal presidente Emanuele Moraschini.
Aumentare le bollette, infatti, non piace a nessuno, e lo hanno ribadito a più riprese ieri i consiglieri intervenuti nelle dichiarazioni di voto che hanno quindi voluto mettere l’accento soprattutto sugli investimenti e le opere strategiche previste nei prossimi anni e giustificare così l’amara pillola che dovranno digerire i bresciani.
Nello specifico la nuova proposta tariffaria di Arera tiene conto infatti di «variabili che non erano previste né erano prevedibili due anni fa: inflazione calcolata del 13,70% (4,5 % per il 2023 e 8,8% per 2024), il recupero dei maggiori costi sostenuti in anticipo dai gestori, un riallineamento a quelli sostenuti nel 2022, una rivalutazione monetaria del 6,3% (3,4% per il 2023 e 8% per il 2024) e l’incremento dei parametri finanziari al 6,13% a seguito del rialzo dei tassi di interesse».
Tradotto in soldoni per quest’anno è previsto un aumento delle tariffe Arera del 9,9% per i quasi 700 mila utenti dei 113 Comuni serviti da Acque bresciane, mentre saranno dell’8% per i 74 paesi serviti da A2a. Stesse percentuali nel 2025 per entrambi, mentre nel 2026 l’impennata sarà ancora dell’8,5% per Acque bresciane, mentre del 4,2% per A2a, con il primo però che bloccherà gli aumenti nei tre anni successivi, mentre in via Lamarmora si manterrà il rincaro al 4,2%. Invece per Gandovere Depurazione (controllata da Cogeme) l’aumento sarà del 7,45% per tutti gli anni.
Scelte diverse per giungere praticamente alla stessa sostanza: l’acqua potabile sarà più cara e un’utenza “tipo”, formata da un nucleo famigliare di tre persone con consumo di 150 metri cubi di acqua all’anno, pagherà l’acqua con A2A 2,20 euro al metro cubo nel 2024 e 2,37 l’anno prossimo, mentre con Acqua bresciane 2,28 quest’anno e 2,50 il prossimo. La spesa per una famiglia media sarà quindi attorno ai 330/340 euro quest’anno e 360/375 il prossimo.
Chi ha già pagato in passato si vedrà spalmato l’aumento sulle prossime bollette: 44 euro in Ab, 13 euro in A2a. Ai rincari fanno da contraltare gli investimenti: oltre 611milioni e 300mila euro raccolti nei prossimi sei anni per migliorare gli acquedotti, depuratori, rete fognaria e realizzare nuovi impianti per uscire (finalmente) dalle procedure di infrazione. Di questi Ab investirà oltre 281milioni di euro, mentre a A2a oltre 321 e Gandovere Depurazione i restanti 8 milioni e mezzo. Diversi i paesi che saranno toccati dagli interventi ed il pensiero non può che andare a quello che latita nel lungo elenco: il controverso mega-progetto del depuratore del Garda nel fiume Chiese, congelato due giorni fa dal nuovo Prefetto in attesa, di fatto, di una ricollocazione. Solo quello sarebbe ormai costato oltre duecento milioni di euro, ma al momento è sparito dai radar e nessuno può sapere al momento se, quando e dove riapparirà.
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