La testimonianza di uno studente del Wiligelmo: «Un agguato davanti alla scuola». La psicologa: «Mancano le punizioni»
«Stavamo aspettando l’autobus, quando abbiamo visto arrivare un gruppo di ragazzini che si è scagliato contro di noi, buttando per terra un mio amico, senza motivo». È ancora sconvolto Pietro, 16 anni, che ieri, giovedì 31 ottobre, è stato vittima di un’aggressione avvenuta davanti al liceo scientifico Wiligelmo in viale Corassori. Un vero e proprio agguato davanti alla scuola, una provocazione da bulli diventata in un attimo un’aggressione in piena regola.
L’aggressione al termine delle lezioni
«Lo hanno fatto senza motivo, avevano la nostra età. Si sono accaniti sul mio amico, io ero vicino a lui. Ci volevano sfidare, come se fosse un gioco, volevano dimostrare di essere più forti. Lui ha provato a reagire, solo per difendersi e noi abbiamo cercato di aiutarlo. Gli hanno dato un pugno in un occhio e aveva tutta la faccia gonfia» continua. I fatti sono accaduti attorno alle 14, al termine delle lezioni e la vittima è un 15enne che è stato accompagnato in ospedale per accertamenti. Sul posto è arrivata un’ambulanza del 118, il personale sanitario ha medicato sul posto il giovane per poi accompagnarlo al Policlinico. Il 118 ha avvertito subito le forze dell’ordine e la polizia ha mandato due volanti. Gli agenti hanno sentito a lungo il ragazzo ferito e gli altri giovani presenti. Nel frattempo, il gruppo di bulli si è dileguato dopo essere salito su un autobus.
«La pandemia non c’entra più nulla»
Solo qualche giorno fa un altro episodio aveva riguardato l’istituto tecnico Barozzi, dove alcune ragazzini avevano spruzzato spray al peperoncino nei bagni, intossicando alcuni studenti e rendendo necessaria l’evacuazione di alcune classi. Mercoledì scorso invece un altro gruppo di ragazzini si è affrontato con calci e pugni nella stazione delle corriere, davanti agli occhi increduli dei passanti. «Episodi talmente frequenti che sono ormai diventati una triste normalità. Violenza inarrestabile da parte dei giovani, incapaci di gestire emozioni e comportamenti» ha commentato la psicologa modenese Francesca Scalise, da anni impegnata nelle scuole con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi sul tema. «La pandemia non c’entra più nulla, sono gli effetti della nostra società, improntata all’individualismo. Questa è diventata la nostra cultura e il nastro non si riavvolge, quindi preferisco pensare alle possibili soluzioni – conclude la dottoressa -. Le parole chiave sono responsabilità e disciplina. Tornare ad imparare e a capire che ad ogni azione corrisponde una conseguenza. E’ invece sparito il concetto di sanzione e punizione, sia dalla scuola che dalla famiglia –. Se tutto è possibile e nessuno mi argina allora non ho più limiti. Dobbiamo re-introdurre questi concetti».
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