“Pur con alcuni caveat” Confindustria
apprezza “la riduzione strutturale dell’imposizione fiscale per
i redditi di lavoro dipendente fino a 40 mila euro” che
“sostituisce e migliora la misura temporanea di taglio del cuneo
contributivo sperimentata negli ultimi anni”. Ma, avverte il
direttore generale Maurizio Tarquini in audizione sulla manovra,
il contributo alla domanda interna che questa misura potrebbe
generare “rischia di essere vanificato dal parallelo riordino
degli oneri detraibili, previsto per i contribuenti con reddito
complessivo superiore a 75 mila euro”.
Soffermandosi sulle misure fiscali Confindustria sottolinea
più in generale quanto oggi “occorra dare un segnale forte” per
“rendere più attrattivo il Paese” rilanciando la richiesta di
“un meccanismo di Ires premiale”. I vincoli di bilancio possono
essere rispettati – sottolinea – intervenendo “già solo nelle
pieghe della manovra” con “una diversa e più produttiva,
composizione degli interventi”: un esempio è “l’accorpamento da
quattro a tre degli scaglioni di reddito rilevanti a fini Irpef
e il taglio delle detrazioni per i redditi superiori a 75 mila
euro annui. Misure che, nel primo caso, apporteranno un
contributo poco significativo e, quindi, poco percepibile per i
soggetti interessati e che, nel secondo caso, rischiano di
produrre effetti macroeconomici negativi”. Ed “anche gli
interventi di sostegno al reddito che sostituiscono il taglio
del cuneo contributivo potrebbero essere rimodulati, per
destinare risorse ad altri capitoli e limare ulteriormente
alcuni effetti distorsivi di disincentivo al lavoro. In questo
modo si potrebbero recuperare circa 1,7 miliardi”.
“E non dobbiamo dimenticare – aggiunge Tarquini – che ogni
anno destiniamo solo il 50% dei proventi delle aste Ets alla
finalità prevista dalle norme europee, cioè la transizione
energetica. Si tratta di circa 1,7 miliardi di euro sottratti
alla competitività delle imprese”.
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