In genere, è l’elemento che fa notizia e che porta la startup o l’azienda innovativa per un giorno sotto i riflettori: il celebre «round di investimento». Ovvero, quanto capitale l’impresa nelle sue fasi di esordio riesce a raccogliere per potersi rafforzare e crescere. Ma non è solo questo: la cifra, alta o bassa della raccolta, dice anche quanto chi di mestiere fa l’investitore è disposto a scommettere sulla bontà di un’impresa e sul valore che potrà avere in futuro. All’interno della filiera dell’innovazione, il tema dei capitali disponibili a finanziare la crescita e lo sviluppo di una startup, accollandosi tutti i rischi del caso, sono un tassello fondamentale. Rispetto alle mirabolanti cifre e alla propensione al rischio di altri mercati, pensiamo alla Silicon Valley, ma anche ai riferimenti europei di Gran Bretagna, Francia o Germania, il venture capital in Italia ha fatto più fatica a crescere come sistema, ma pur nei limiti di un paese restio al rischio ha raggiunto oggi una maturità che consente, grazie anche a interventi di sistema come quelli messi in campo da Cassa Depositi e Prestiti, di accompagnare la crescita delle startup più promettenti e di tutto l’ecosistema (qui i 20 fondi più attivi in Italia).
I numeri del settore
La fotografia più completa delle dimensioni e degli andamenti di questo settore è quella che emerge dai report che a cadenza semestrale sono prodotti dal Venture Capital Monitor, lo strumento di monitoraggio del mercato dei capitali realizzato dalla LIUC Business School con Aifi, Intesa Sanpaolo Innovation Center e KPMG. Stando ai dati dell’ultimo anno di rilevazione completo, nel 2023 sono stati effettuati in Italia 330 round di investimento (initial e follow on), per un ammontare totale investito sia da operatori domestici che esteri in startup italiane di quasi 1,1 miliardi di euro (una cifra in diminuzione rispetto al capitale di circa 1,9 miliardi di euro investiti nel 2022). Stabile, invece, l’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani, circa 300 milioni di euro distribuiti su 28 operazioni, che porta il totale complessivo dei finanziamenti alle startup dall’anima tricolore a 1,4 miliardi di euro (erano quasi 2,2 miliardi nel 2022). La finestra del primo semestre 2024 va sostanzialmente nella scia di questi dati, con un totale di totale di 623 milioni di euro investiti su 139 round
nella filiera dell’early stage. «Se proviamo a dare una lettura di dettaglio a questi numeri», ha osservato presentando a ClassCNBC i dati Giovanni Fusaro, responsabile Commissione Venture Capital di Aifi e project manager del Venture Capital Monitor dell’Università Liuc, «vediamo da un lato un ritorno dell’interesse degli operatori internazionali, che per il 50% hanno allocato risorse verso le startup italiane, dall’altro si rileva un’interessante ripresa della partecipazione ai deal da parte delle corporate, con strumenti di corporate venture capital, che si attestano a circa il 30% del totale». La destinazione degli investimenti indica anche quali sono i settori più promettenti: «Abbiamo come di consueto al primo posto l’ICT», dice Fusaro, «però nel primo semestre 2024 si sono evidenziati elementi nuovi, come il ritorno nelle prime posizioni degli investimenti in biotecnologie e l’emergere di investimenti che si basano sempre su piattaforme digitali ma sono dedicati a dei servizi come l’HR Tech e l’Edutech».
- 035 Investimenti. Investe in imprese early stage e scaleup prevalentemente del territorio lombardo.
- 360 Capital Partners. Investe principalmente in startup digitali e tecnologiche, sia a livello early stage che in fasi più avanzate.
- Ad4Ventures. È il braccio di investimento di Mediaset e si concentra su startup nel settore media e tecnologia.
- Atlante Venture. Investe prevalentemente in startup in stato avanzato di sviluppo, in settori come le tecnologie avanzate, il digitale e la salute.
- Azimut. Investe in una vasta gamma di settori, con un interesse particolare per tecnologia e servizi finanziari.
- Claris Ventures. Fornisce anche supporto strategico e operativo alle startup in particolare nell’ambito delle life sciences.
- Eureka! Venture sgr. Investimenti science-based su settori ad alta tecnologia come biotecnologie, energia pulita, e tecnologia dell’informazione.
- Gellify. Investe in settori innovativi come AI, la blockchain, la realtà virtuale. Offre anche supporto operativo.
- Indaco Venture Partners sgr. Il fondo investe in diversi settori, tra cui tecnologia, digitale, salute, energia e ambiente.
- Innogest. Investe in imprese in fase di avvio e crescita, in particolare del settore digitale e delle scienze della vita
- Italian Angel for Growth. IAG è il più grande network di business angels in Italia. Guarda a settori come digital, industria 4.0, bio-tech e energia pulita.
- Key Capital. Investe in startup e imprese ad alto potenziale di crescita nei settori tecnologico, digitale e industriale.
- LCA Ventures. Investe in diverse industrie, tra cui tecnologia, fintech, e-commerce, salute e benessere, e mobilità.
- Levante Capital. Con sede a Bologna, investe in startup innovative e ad alto potenziale di crescita nel settore tecnologico e digitale.
- LVenture Group. Edutech, fintech, healthtech e al software as a service (SaaS) i campi di investimento in startup in fase seed e early stage.
- P101. Focus su tecnologia dell’informazione, intelligenza artificiale, biotecnologie e altri settori ad alta innovazione.
- Principia sgr. Investe su settori ad alta tecnologia come il digitale, le biotecnologie, la meccatronica e la cleantech.
- RedSeed Ventures. Finanzia giovani imprese in fase early stage e supporta anche portando competenze e relazioni.
- Tim Ventures. Braccio di investimento di Telecom Italia, ha il suo focus su startup innovative nel settore ICT.
- United Ventures. Investe in particolare nei settori AI, cybersecurity e telecomunicazioni.
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