LIVORNO. Occupato l’ex cinema Grande, che fra qualche mese dovrebbe trasformarsi in discoteca. È successo attorno alle 11 di sabato 19 ottobre, al termine della manifestazione di protesta in centro contro il Governo e il Ddl sicurezza. Fra 200 e 300 le persone che, almeno nella fase iniziale, sono salite nel fondo, ora cantiere, sopra l’ex McDonald’s.
Parla il proprietario
«Con ogni probabilità – spiega uno dei soci della futura sala da ballo, l’imprenditore livornese Simone Gonnelli – organizzeranno una festa, forse un rave: ho visto portare dentro, trasportati in piazza Grande con dei furgoni, impianti audio e casse di birra. Il custode, prima che i manifestanti si chiudessero dentro col lucchetto, ha notato lo sfacelo, mi ha detto che si stavano lanciando delle sedie e avevano distrutto alcune vetrate. Stiamo attendendo Invitalia e fra poco volevano inaugurare la discoteca, ma lo hanno fatto prima loro. Ora francamente non so in che condizioni la ritroverà. La questura mi ha assicurato che la occuperanno solo una notte, organizzando un momento di convivialità. Loro non sono voluti intervenire perché, sgomberandoli, hanno il timore di peggiorare ulteriormente le cose. Per me è anche un problema di responsabilità – prosegue Gonnelli, a capo anche dell’omonima pasticceria di piazza Attias – perché se dentro succede qualcosa, se qualcuno ad esempio si facesse male, chi si prende la responsabilità? Io, loro, la polizia, il mio architetto? È un’area-cantiere, con molte attrezzature già posizionate, ma non certo aperta al pubblico, sono sinceramente molto preoccupato e spero che non accada nulla di spiacevole».
«Ci sono già danni»
I manifestanti stessi, in corteo contro il Governo Meloni, hanno comunque annunciato intenzioni pacifiche e la volontà di liberare l’area già nella mattinata di domenica 20 ottobre. Ma Gonnelli è perplesso. Teme di ritrovare la futura discoteca in macerie: «A giudicare da ciò che hanno portato dentro, alcol e impianti audio – prosegue – non mi sembra che le intenzioni siano pacifiche, anche perché il mio custode dopo aver dato un’occhiata ha già trovato un po’ di danni. Io, fra l’altro, ho visto entrare dei bambini di dieci anni».
Parola ai manifestanti
Asia Usb e l’ex Caserma occupata hanno subito spiegato le loro intenzioni. «In questa giornata di lotta – si legge in un comunicato – abbiamo deciso di occupare, seppur solo temporaneamente, l’ex Cinema Grande. Lo abbiamo fatto per evidenziare come il vero degrado siano i posti lasciati vuoti. Oggi vogliamo restituire alla città uno di questi luoghi: vogliamo condividerlo con un momento assembleare nel pomeriggio e un momento conviviale nella serata (ieri per chi legge ndr). Occupare oggi è un modo esplicito di opposizione e resistenza a un decreto, come quello che l’attuale Governo si prepara a varare, nel quale viene tra gli altri nefasti articoli introdotto l’articolo 634 bis del codice penale, che prevede diversi tipi di reato, ma soprattutto a differenza della norma precedente che puniva solo chi materialmente effettuava l’occupazione, ora sanziona anche chi subentra a occupazione già avvenuta, nonché chi coopera o aiuti a impedire il reingresso del proprietario. Astrattamente la norma rende punibile la condotta di chi non adempia a uno sfratto esecutivo, anche per morosità incolpevole. Vengono quindi criminalizzate anche la semplice partecipazione a un’occupazione in corso e le pratiche di solidarietà quali i picchetti antisfratto e antisgombero, nonché il mancato rilascio di un immobile dopo un provvedimento esecutivo. La pena prevista è notevolmente severa: dai due ai sette anni, forbice che permetterà in sede di indagini il ricorso alle intercettazioni telefoniche, cosi come d’altronde già stabilito nel primo decreto Salvini del 2018 per le occupazioni di case commesse da più di cinque persone. In ultimo vi è da segnalare la previsione della non punibilità dell’occupante che collabori alla ricostruzione dei fatti e adempia volontariamente al rilascio dell’immobile. Un vero invito alla delazione, come già ci ha abituato il legislatore da moltissimi anni», concludono i manifestanti.
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