«Nessuno di noi poteva immaginare che avremmo fatto questa fine perché fino a dicembre 2023 questa azienda lavorava su tre turni. Ripeto, nessuno poteva immaginare che avremmo fatto questa fine nel giro di pochi mesi».
«Vorrà dire che andremo a mangiare a casa loro e faremo continuare a pagare le rate dei mutui a loro». «Ci hanno detto che 25 di noi andranno in Emilia senza però mettere sul tavolo il pagamento delle spese per cui per noi, con lo stipendio che prendiamo, diventa difficile far fronte anche alle spese di alloggio». «Ho messo piede in questa fabbrica che avevo 26 anni e oggi ne ho 50, praticamente questa è stata la mia seconda casa». «Avevamo grandi progetti su questa fabbrica sulla quale abbiamo investito tutto anche perchè non abbiamo mai avuto sentore di inaffidabilità».
Sono le voci di alcuni lavoratori dello stabilimento di Statte dell’Hiab, azienda che produce gru, che da diversi giorni sono riuniti in assemblea permanente all’interno dei capannoni. Si tratta di 102 lavoratori, chi con figli adolescenti, chi con rate di mutuo ancora da pagare, catapultati nel limbo dell’incertezza dopo che la multinazionale ha comunicato di voler delocalizzare la produzione a Minerbio, in provincia di Bologna. E in speranzosa attesa che dall’incontro di mercoledì 23 ottobre a Roma con il ministro alle Imprese e al Made in Italy, Adolfo Urso, possano uscire buone notizie per loro.
«Nell’incontro di mercoledì al ministero cercheremo in tutti i modi di salvaguardare queste eccellenze del settore gruistico che, nel corso degli anni, hanno fatto della Hiab un fiore all’occhiello – sottolinea Pietro Cantoro, segretario Appalto Fim Cisl-. Ci aspettiamo risposte concrete in maniera tale che l’azienda possa ritornare sui suoi passi. Ricordiamoci – aggiunge Cantoro – che già nell’incontro del 10 ottobre in Regiome la task force regionale per l’occupazione ha messo sul tavolo un cospicuo incentivo economico finalizzato anche alla diversificazione della produzione. Visto che questa offerta da parte dell’azienda è stata rigettata, forse a nostro avviso senza neanche rifletterci sopra, speriamo che l’azienda possa riconsiderarla grazie anche all’intervento dello Stato in maniera tale che possa essere resa più appetibile e sostenibile per la multinazionale e dare una prospettiva e garanzie per queste famiglie che ad oggi sono sul baratro».
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