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Italia premia il leasing delle auto endotermiche: 16 mld di esenzioni #finsubito prestito immediato


Nei maggiori Paesi dell’UE, le esenzioni fiscali per le auto aziendali a benzina e diesel costano ai contribuenti 42 miliardi di euro all’anno e l’Italia, in questa speciale classifica, è quello che rilascia maggiori sovvenzioni, con benefici fiscali pari a 16 miliardi di euro l’anno. Al nostro Paese, secondo i risultati dello studio pubblicato il 21 ottobre da Transport & Environment (T&E), seguono la Germania (13,7 miliardi), la Francia (6,4 miliardi) e la Polonia (6,1 miliardi). Non è poco considerando che le auto aziendali rappresentano il 60% di tutte le immatricolazioni di auto nuove in Europa.

Italia
Foto di NoName_13 da Pixabay

Le maggiori sovvenzioni avvengono attraverso le esenzioni per la concessione dei veicoli ai dipendenti come benefit in-kind, ma ci altre leve fiscali: ammortamento del costo dei veicoli, detrazioni IVA e carte carburante. Si tratta di benefici di cui non godono i proprietari di auto private.

“Distorsioni della fiscalità italiana”: l’analisi T&E

Con riferimento all’Italia, T&E parla di marcate “distorsioni della fiscalità”: per il noleggio in leasing di una Bmw X3 diesel, ad esempio, azienda e dipendente beneficiano di esenzioni per oltre 21 mila euro l’anno: “Il sistema di tassazione sulle auto aziendali è inefficiente al punto da premiare, in alcuni casi, il leasing di veicoli endotermici rispetto a quello di veicoli a emissioni zero di pari volume e prestazioni” si legge nella nota stampa. Il noleggio di una VW Tiguan a benzina, considerando la pressione fiscale, costa oltre 3 mila euro l’anno in meno di quello di una VW ID.4.

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Al contrario, il Regno Unito prevede una forte penalizzazione per i veicoli aziendali a benzina e diesel, attraverso un’aliquota alta sui benefit in kind, mentre i conducenti di auto aziendali elettriche (Bev) pagano tasse ridotte. Ciò ha contribuito a stimolare la diffusione delle auto aziendali a zero emissioni, che ora è pari al 21,5% dell’immatricolato.

Lo studio analizza anche il differenziale economico netto tra l’acquisto privato di un’auto, in virtù di un corrispettivo aumento di stipendio, e la possibilità di utilizzare quello stesso tipo di veicolo come benefit in kind concesso dal datore di lavoro: “Le distorsioni fiscali riscontrate in molti dei Paesi oggetto dello studio fanno sì che per guidare un Suv inquinante si benefici in media di un vantaggio fiscale di 8.900 euro; in Italia, caso limite, si arriva a un risparmio fiscale di 16.400 all’anno” si legge a commento dell’analisi.

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Italia: invertire la tendenza con misure green

Dei 16 miliardi di euro totali di esenzioni fiscali mappate nello studio per l’Italia, 5,8 miliardi sono destinati a sovvenzionare veicoli Suv. Rispetto ai 42 miliardi complessivi di esenzioni nei mercati nazionali oggetto dell’indagine, i sussidi ai Suv ammontano a 15 miliardi.

Le flotte aziendali non solo beneficiano di enormi vantaggi fiscali per le auto inquinanti, ma sono anche in ritardo nel percorso di decarbonizzazione. Nella prima metà del 2024, il 13,8% di tutte le nuove immatricolazioni private UE era costituito da Bev; per quanto riguarda le immatricolazioni aziendali, invece, la percentuale è stata solo del 12,4%. I numeri in Italia indicano una sostanziale parità, in un mercato però molto lontano dai numeri europei: 3,9% per il canale privato, 4% per quello corporate.

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T&E invita la Commissione europea “ad agire subito” e a presentare nel 2025 un regolamento per rendere più ecologiche le auto aziendali, fissando obiettivi vincolanti di elettrificazione al 2030 per le grandi flotte e le società di leasing: “Ciò contribuirà anche a raggiungere gli obiettivi dell’imminente Clean industrial deal dell’UE, creando un mercato guida per le tecnologie pulite”. L’invito al Governo italiano è quello di procedere, già con la prossima legge di bilancio, a modifiche sostanziali della fiscalità applicata alle auto, e a quelle aziendali in particolare: “Modulare le specifiche leve fiscali (tassazione sui BiK, ammortamento e IVA) in virtù delle emissioni di CO2 può porre fine a una grave distorsione e stimolare il mercato verso le tecnologie più pulite” conclude la nota stampa.

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